Autrice: Linda Lê
Traduttore: Tommaso Gurrieri
Edito da: Barbès
Pubblicato nel gennaio 2012
Pag. 96
DESCRIZIONE DEL LIBRO
In una società in cui la sfera privata è diventata uno spettacolo permanente, l’immagine di perfezione di ogni donna obbliga a essere madri, ad avere e ad amare dei figli. Scrivendo a un figlio che non avrà mai, Linda Lê si emancipa da questa imposizione sociale e culturale e racconta, con tutto l’amore possibile, perché ha deciso di non entrare in questo schema, perché ha deciso di non avere un figlio, scelta tanto più difficile e dolorosa perché il suo uomo, S., vorrebbe averlo. E l’autrice, in questo libro che ha sollevato un autentico dibattito in Francia, lo spiega raccontando autobiograficamente e con grande sincerità, la propria infanzia, una madre onnipresente e forte, un mondo tutto al femminile, una vita che l’ha portata a creare un desiderio di sé diverso da quello che è richiesto dal mondo. Karen Blixen scriveva “Non si può andare a cercare il Graal con un passeggino”. Linda Lê vede di fronte a sé un figlio che non saprebbe amare, un destino che la porterebbe ad abbandonare tutto ciò che costruisce la sua identità, e di fronte a un sistema in cui l’espressione della libertà diventa intollerabile allo sguardo di un mondo che esige una conversione al sistema familiare, la scrittrice rifiuta ogni forma di durezza, ogni pretesa di una regola costruita da chiunque altro che non se stessa. Al contrario, è tutta la dolcezza del proprio amore che lei offre a questo figlio che non esisterà mai, ma che vive continuamente, in ogni istante, nel suo luminoso immaginario.
RECENSIONE
Cari amanti dei libri,
“Lettera al figlio che non avrò” della scrittrice Linda Lê, si legge in poco tempo ma stimola la riflessione. Come sappiamo, nella società vige ancora la visione che le donne debbano essere madri per sentirsi realizzate. Ma cosa succede quando una donna fa una scelta diversa, dettata dal proprio vissuto, dalle fobie e dall’oppressione materna che ne ha pregiudicato la salute mentale?
Questo è ciò che racconta la scrittrice al figlio che non avrà e che, in fondo, fa parte di lei e della lotta che come donna, scava le profondità dell’anima. Nella lettera, si legge la sofferenza vissuta nell’infanzia provocata dalla madre opprimente che l’ha ingabbiata, sminuita e distrutta nel proprio ego. Non meno angosciante è l’insistenza dell’ex compagno della scrittrice che per lungo tempo l’ha ossessionata perché avessero un figlio, come se quel figlio avesse potuto guarirla dalle sue paure, da quel passato doloroso che ha condizionato il suo presente.
Così, lei sceglie di non avere quel figlio a cui scrive ed è anche per questo che lascia il compagno. Ha paura, non vuole fargli del male, non vuole trasmettergli le sue paure e non vuole che soffra come lei ha sofferto con la madre. Rinuncia alla maternità, a quel figlio per il quale non sacrificherebbe la libertà e le proprie passioni. Una scelta non serena e travagliata. Dolorosa.
▶️Pagine da leggere con rispetto. Scelta difficile. Scegliere di non avere figli non è mai una decisione che si prende a cuor leggero. La maternità ci interroga come donne è una grande responsabilità poter scegliere secondo coscienza. Scegliere secondo coscienza di non avere figli non
significa che una donna sia superficiale o un mostro.
✴Quale pensi sia la caratteristica più bella che hai ereditato da tua madre❓ Quella di cui vai fiera❓
Roberta Salis
Lascia un commento