Se camminare fa troppo rumore

Autrice: Giusi D’Urso

Pubblicata nell’aprile del 2024

Edito da Il ramo e la foglia Edizioni

Pag. 224

DESCRIZIONE DEL LIBRO

Da una stanza con una finestra troppo alta, attraverso una narrazione che alterna lucidità e delirio, una donna ricompone la sua vita di fatiche e traumi, in una città, Pisa, che sente inospitale. Ne fa un racconto frammentato in cui tempi e spazi si sovrappongono e si intrecciano in un rompicapo che si risolve nelle ultime pagine del libro. Se camminare fa troppo rumore racconta la difficoltà e la fatica di diventare adulti in una famiglia segnata dalla follia e dal modello patriarcale. Attraverso il racconto della battaglia che la protagonista ingaggia con sé stessa, con gli ostacoli e con la città, questo romanzo ci mostra le storture di una società indifferente e inadeguata di fronte al disagio psichico e al dramma esistenziale che ne consegue.

RECENSIONE

“Mi avvicino a lei sollevando la sabbia coi piedi. Lei abbassa la voce e mi fa il solito gesto col dito sulle labbra.

«Parla piano Sofia, che c’è gente».

«Tu pensi davvero che lui abbia solo un brutto carattere? È solo colpa delle giornate storte? Sei convinta di doverlo sopportare perché è tuo marito, perché è mio padre. Ma non ti interroghi ogni tanto sul prezzo che stiamo pagando? Eh, ma’, non ti fai domande? Non vedi come campano gli altri, quelli normali?».

«Sofia, tutte le famiglie hanno dei difetti. Nessuna famiglia è perfetta».

Carissimi Amanti dei libri,

c’è un silenzio che non è vuoto, ma pieno. Pieno di quello che manca. Di quello che è stato e non sarà più. Di quello che forse non è mai stato, ma che si desiderava con tutta l’anima. Ecco, il libro di cui vi parlerò è proprio questo tipo di silenzio trasformato in narrazione. Un romanzo che si legge piano, perché ogni frase pesa. Pesa come i passi di chi non vuole farsi sentire, ma che inevitabilmente lascia un’eco dentro di te.

Dunque, oggi, vi parlo del libro di Giusi D’Urso “Se camminare fa molto rumore”, una narrazione che mi ha coinvolto dall’inizio alla fine della lettura, una scrittura curata dove le parole hanno il loro peso e un senso profondo, nessuna è fuori posto.

La protagonista è Sofia una ragazzina che vive in una famiglia particolare. Una famiglia come tante altre di cui spesso ascoltiamo nelle chiacchiere di paese, nelle confidenze tra amici, nelle cronache dei giornali… una famiglia dove non esiste il concetto di “normalità”, dove tutto pesa, dove le imposizioni non mancano. In fondo, chi stabilisce cosa sia la normalità?

Quando la famiglia di Sofia lascia la Sicilia per trasferirsi a Pisa, così ha deciso il padre e non si discute, Sofia è un’adolescente cosciente di dover lasciare la sua amica e sua nonna per andare in un luogo di cui non conosce nulla e senza più nessun punto di riferimento per lei.

Vi è mai capitato di trasferirvi in un luogo dove niente e nessuno vi è familiare? Allora ne comprenderete il peso, la solitudine, l’insicurezza.

Ovviamente, quando il padre prende una decisione è legge. E non pensiate che perda tempo a spiegare in famiglia le sue ragioni. Lui ordina e Sofia e la madre eseguono. Questa è la vita delle donne in certe famiglie considerate “normali”.

Vi sentite soffocare, vero? Io sì!

Così da un giorno all’altro Sofia si ritrova in un luogo dove nulla più e familiare e senza la consolazione di quell’unica amica, Filomena, con cui ha legato veramente negli anni della scuola… Al padre di Sofia Filomena non è mai piaciuta ma, ovviamente, il perché lo saprà un giorno in una maniera inaspettata perché il padre spiegazioni non ne dà e nessuno può chiedergli nulla per non scatenare le sue ire, Sofia doveva frequentarla di nascosto.

Filomena è diversa, ma di una diversità disarmante, genuina, ribelle… È una di quelle ragazze che non si dimenticano e infatti, quando Sofia si trasferisce la loro amicizia continua tramite telefono e attraverso lettere scritte di nascosto dal padre. Anche durante le vacanze riescono a incrociare le loro strade, ma sempre di nascosto… si vogliono bene Sofia e Filomena, la loro diversità non è un ostacolo e ciascuna apprezza l’altra per quello che è. Sono piene di sogni le due giovani e sono proprio i sogni a fare loro compagnia e motivarle nei momenti difficili, quando tutto sembra impossibile.

La loro sorellanza le mantiene vive in un mondo dove il patriarcato spezza loro le ali, le imprigiona, non lascia spazio per esistere…

Il padre di Sofia è un piccolo artigiano a cui il lavoro non va sempre bene. Spesso gli oggetti in legno che crea restano invenduti e questo provoca in lui un’ira da cui è impossibile trovare riparo… è un uomo violento, un uomo che ha sempre un motivo per scagliarsi sulla moglie.

La madre di Sofia è una donna di poche parole, lavora alle poste e in famiglia ha il compito di fare da parafulmini per contenere le ire del marito. Lei sopporta tutto in silenzio e fa in modo che il marito non si scagli anche sulla figlia. È una donna che fa di tutto per tenere unita la famiglia anche se tra loro tutto si sbriciola giorno dopo giorno…

Quando il marito perde il lavoro, sarà l’inizio della fine perché lui entra in un tunnel di depressione da cui è impossibile stanarlo. La famiglia sembra sgretolarsi sempre di più.

Mentre il tempo passa, Sofia cerca di impegnarsi duramente per diventare un medico e allo stesso tempo cerca di aiutare la famiglia…

In Sicilia, anche Filomena cerca di fare il possibile per aiutare la famiglia e lo fa aiutando la madre e sognando di diventare modella. Sognare è di vitale importanza perché anche lei deve difendersi dalle violenze del padre.

Come spesso succede i rapporti si raffreddano e a volte non c’è più nulla da dirsi, o semplicemente, cambiano le vite, le strade, i desideri e ci si allontana. Così, Sofia decide di non sentire più Filomena e tra loro pone una distanza impossibile da colmare. La loro amicizia finisce.

Sofia si spezza.

Qualcosa in lei non funziona più, è come se non riuscisse a dare una direzione a suoi passi. Improvvisamente si è persa, qualcosa le sfugge, sente come il bisogno di tornare indietro per ritrovarsi.

Ora ciò che Sofia vede è una stanza dove vede il cielo attraverso una grata, il soffitto è alto e perfetti sconosciuti si occupano di lei e di ciò di cui ha bisogno…

Ma che succede?

Chi è quell’uomo che prende nota dei suoi pensieri, che viene nella sua stanza e che ascolta i suoi ricordi scrivendoli su un quaderno?

Lei parla e a volte sa che mescola illusione e realtà, il dolore non le permette di riposare o di nutrirsi come dovrebbe… Sofia è oppressa nel fulcro del proprio sé, il suo è un dolore esistenziale, un male che non trova mai parole. Sofia ha bisogno di rinascere!

Scritto con una delicatezza indicibile, questo libro non grida ma arriva dritto al cuore. La sua eco scava sussurrando nella carne viva facendo vibrare le corde dell’anima.

Non è un libro che giudica e non impone risposte ma fa sorgere domande, fa perdere l’equilibrio, chiede di ascoltare Sofia, di provare empatia… di non ignorare quel sussurro che la protagonista ci regala.

I temi che si toccano sono estremamente attuali: il patriarcato, la violenza di genere identificata in quella domestica e psicologica, la salute mentale, la marginalizzazione delle figure femminili… per questo è un libro necessario: dà voce a chi spesso parla e cammina senza far rumore!

Una storia forte che chiede di essere ascoltata.

Una storia che lascia il segno.

Ringrazio il ramo e la foglia edizioni per la collaborazione.

Il mio consiglio è di leggerlo con calma e lasciando entrare in voi ogni parola.

Roberta Salis

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