
Ultimamente tra le mille letture che mi accompagnano…
Leggo e rileggo questa frase di Aristotele perché mi fa stare bene,
perché mi fa sentire al mio posto,
perché nel troppo rumore di chi parla sempre voglio essere un orecchio che ascolta,
un cuore che dona rifugio,
una mano tesa e un sorriso accogliente.
Penso a quello che dico e mi sforzo per usare parole che non generino fraintendimenti,
che non lascino ombre in chi ascolta, che non generino parole inutili.
I rancori accorciano la vita.
Io vorrei saper usare sempre parole che rendano migliore la vita di chi ascolta.
Parlo poco, quel poco che dico faccio in modo che sia costruttivo e che lasci speranza.
Sono molto essenziale, a volte troppo.
Ho un carattere schivo che ancora mi fa penare,
eppure amo senza misura,
spesso fino a farmi male.
Schivo non vuol dire snob.
Schivo è il fuggire da ciò che fa stare al centro dell’attenzione…
Io sto bene un po’ dietro a tutti, ma senza venir meno al mio senso di giustizia quando le situazioni lo richiedono e allora faccio sentire la mia voce.
Come un tuono.
Quando dico qualcosa è sentito e viene dal profondo del cuore…
Altrimenti taccio perché non amo far sentire la mia voce solo perché “ho libertà di parola”.
Preferisco esserci.
Preferisco esserci in silenzio.
Sì, ci sono.
Libera dal giudizio altrui e forse troppo giudice di me stessa.
E quella “saggezza” di cui parla Aristotele mi piacerebbe conquistarla e lasciarla in eredità come un bene prezioso…
La strada è lunga, ma sono un’attenta studentessa della vita, imparare ad usare le parole resta la mia passione più grande!
Roberta Salis©___03.03.2025
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