Canzoni per il mio utero per Bach e per l’opposto al mio Zenit

Autrice: Maria Cefalà

Edito da Il ramo e la foglia edizioni

Pubblicato nel 2024

Pag. 64

Genere: Poesia

DESCRIZIONE DEL LIBRO

Queste canzoni sono il frutto di mesi terrificanti e grondanti sangue. L’evento chiave è il marasma di un aborto volontario e non voluto. A volte la vita gioca strani scherzi per indicare la direzione da percorrere; così l’autrice: «Ho sempre guardato la maternità con lontana amichevolezza, qualcosa che sarebbe avvenuto o forse no, a patto ch’io fossi pronta. Non come quelle donne che portano al polso un martellante orologio biologico, schiave di una società che le impone madri, prima che individui realizzati». Maria Cefalà, in questo suo esordio in versi, ci accompagna, con sconcertante franchezza, nel personale e intimo percorso di rinascita e affermazione della propria dimensione femminile; i testi sono profondamente autobiografici e cuciono sacro e profano, deità e bestialità nel racconto dei tre poli attorno ai quali ha ruotato, per un certo periodo, la sua vita: «Un uomo, opposto al mio Zenit; il mio utero, che mai avevo sentito così pulsante; Bach, la dimensione salvifica che ripulisce dal dolore e lo rende non solo sopportabile, ma sensato». Il grande compositore diventa il padre desiderato e la sua musica rifugio e luogo di salvezza.

RECENSIONE

Cadenza perfetta

Disperato

non sei mai stato,

forse disperato d’alcool

disperato di gelosia

disperato d’orgoglio libico

ma è un’altra cosa

e tu

tu

non la sai

quell’altra cosa.

Non conosci il piacere

dell’animale rannicchiato

implorante

che aspetta il colpo di grazia

dal proprio carnefice.

Non conosci la gioia

che si cela maestosa

e albeggia

al termine di notti insonni di paura

nel sorriso che dicembre c’è ancora il sole, sono viva.

La gioia schietta

la conoscono solo i puri

e la disperazione

è un privilegio di pochi.

(Tratta da pag. 43)

Carissimi Amanti dei libri,

ho aspettato il #25novembre per parlarvi di “Canzoni per il mio utero per Bach e per l’opposto al mio Zenit” di Maria Cefalà e non per caso…

non è facile parlarvi di questa breve raccolta di poesie.

Se ogni poesia è sacra perché esprime il vissuto di un’anima…

Qui siamo davanti alla nudità totale dell’anima e dello spirito.

Qui occorrerebbe solo leggere e accogliere in silenzio.

E il silenzio non basterebbe ancora per abbracciare quel dolore sanguinante,

lo spirito accartocciato tra sensi di colpa, paure, sussurri e

quei giudizi silenziosi e luccicanti negli sguardi altrui.

Noi donne per essere accettate dovremmo solo tacere ed eseguire gli ordini, o meglio, le imposizioni che tutti hanno in serbo per noi, per il nostro corpo, per la nostra vita.

Si sa cosa la gente pensi di chi abortisce, quante parole, giudizi scagliati per moralismo, bigottismo e voglia di parlare ma la gente non saprà mai cosa costi fare scelte che scuotono la coscienza, le viscere, l’esistenza e che non sono mai prese con leggerezza o con superficialità.

Chi pensa che parlare di IVG= Interruzione volontaria della Gravidanza sia facile sbaglia.

Si abbrevia il concetto ma si ignora il peso, la pena, il dolore.

Sbaglia perché il corpo delle donne e le scelte volontarie delle donne non sono ben viste… nel 2024 parlare di aborto è ancora un tabù.

Dire “ho abortito” è un atto di coraggio.

Dire “ho abortito” è cercare di abbattere i muri dell’ipocrisia e le barriere del giudizio.

Dietro quell’aborto forse non c’è una violenza fisica, ossia, non ci sono state le mani addosso o i lividi sul corpo… ma l’essere abbandonata, il rifiuto di ciò che si è concepito insieme e quelle parole intessute di cattiveria e disprezzo non sono sempre e solo violenza?

E poi cercare di sopravvivere a quell’ossessivo controllo degli spazi e dei movimenti, non è anche questa violenza?

E allora perché giudicare una donna e non comprendere invece che certe scelte costano solchi nell’anima?

Ogni donna dovrebbe poter scegliere.

Scegliere se dare la vita o ascoltare il proprio sentirsi inadatta ma mai nessuna dovrebbe sentire rifiutato il frutto del proprio grembo dalla persona con cui lo ha concepito.

E la vigliaccheria è quella di uscire dalla vita come se tutto fosse stato un gioco…

Un gioco che lascia spezzate e a combattere con i sensi di colpa e con una scelta difficile come quella di abortire… in un periodo in cui viene messa di nuovo in discussione la possibilità di scegliere della donna.

Cosa resta dopo una scelta così sofferta e dolorosa che trova sfogo nella poesia e nell’arte e nella musica?

Restano le parole di una donna coraggiosa e degna di stima, che no, non fa per niente schifo ma che ci dimostra come si possa tentare di rinascere, come ci si possa aggrappare alla musica, per lei Bach, per tornare a vivere…

E nel suo trasformare il dolore in poesia ci interroga… su temi sui quali non si può sempre chiudere gli occhi.

Toccante, commovente, puro…

Se potessi darei un abbraccio a questa splendida e coraggiosa autrice che nella sua esperienza sono certa abbia dato voce a tante donne e al loro dolore…

Non fatevi distrarre dalla brevità del libro e godete la pregnanza del suo messaggio.

Breve ma potente.

Non posso che consigliarvelo!

Ringrazio sentitamente la CE Il ramo e la foglia edizioni per la collaborazione e la copia del libro.

Quali letture vi siete regalati quest’anno per conoscere meglio e contrastare il fenomeno della violenza sulle donne?

Aspetto i vostri titoli per continuare il mio studio personale e dare il mio supporto come donna, come essere umano e come persona che si documenta per trovare soluzioni per raggiungere la parità dei generi, tutti i generi.

Roberta Salis

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