Kitchen

 

Autrice: Banana Yoshimoto

Traduttore: Giorgio Amitrano

Edito da Feltrinelli

Pubblicato nel maggio 2014

Pag. 160

 

 

DESCRIZIONE DEL LIBRO

“Non c’è posto al mondo che io ami più della cucina…”. Così comincia il romanzo di Banana Yoshimoto, “Kitchen”. Le cucine, nuovissime e luccicanti o vecchie e vissute, riempiono i sogni della protagonista Mikage, rimasta sola al mondo dopo la morte della nonna, e rappresentano il calore di una famiglia sempre desiderata. Ma la famiglia si può non solo scegliere, ma anche inventare. Così il padre del giovane amico Yuichi può diventare o rivelarsi madre e Mikage può eleggerli come propria famiglia, in un crescendo tragicomico di ambiguità. Con questo romanzo, e il breve racconto che lo chiude, Banana Yoshimoto si è imposta all’attenzione del pubblico italiano mostrando un’immagine insolita del Giappone, con un linguaggio fresco e originale, quasi una rielaborazione letteraria dello stile dei fumetti manga.

 

 

RECENSIONE

Carissimi Amanti dei libri,

avevo voglia di rispolverare la letteratura giapponese e approfittando della mia challenge #leviamolapolveredailibri ho trovato un gioiellino!

Finalmente ho letto un libro di Banana Yoshimoto, ho iniziato questa nuova conoscenza letteraria con il libro “Kitchen”…che tra l’altro è il primo libro che ha scritto.

Kitchen è composto da due parti: Kitchen e Plenilunio (Kitchen 2) mentre nella parte conclusiva del libro è presente un’altra storia intitolata Moonlight Shadow. Kitchen e plenilunio (Kitchen 2) sono collegati, i protagonisti sono gli stessi ma gli avvenimenti del secondo capitolo avvengono a distanza di qualche mese e le loro situazioni di vita sono profondamente cambiate…

Già dall’incipit si percepisce tutta la delicatezza della scrittura della Yoshimoto:

“Non c’è posto al mondo che io ami più della cucina. Non importa dove si trova, com’è fatta: purché sia una cucina, un posto dove si fa da mangiare, io sto bene. Se possibile le preferisco funzionali e vissute. […] Siamo rimaste solo io e la cucina. Mi sembra un po’ meglio che pensare che sono rimasta proprio sola”. (Pag. 9)

Kitchen è il primo libro dell’autrice, narra la storia di una ragazza, Mikage Sakurai, che orfana dei genitori vive con la nonna e ama la cucina, è la sua zona comfort, il luogo in cui non si sente sola… anche quando la nonna verrò a mancare per Mikage la cucina sarà il suo rifugio. Ed è proprio quando resta sola con la sua cucina che entra in scena un personaggio inaspettato: Yūichi un ragazzo che conosceva quanto fosse forte il rapporto tra Mikage e sua nonna e spinto da grande generosità la invita a vivere con lui e sua madre.

E Mikage accetta di trasferirsi, di cambiare la sua vita, di abbracciare una nuova famiglia con le sue diversità e con quelle abitudini che le diventeranno familiari, ma soprattutto in quella casa che non sarà solo un luogo fisico ma anche umanamente confortante…

Stupisce con quanta delicatezza e leggerezza Banana Yoshimoto riesca a parlare di morte, di lutto, di quella solitudine che attraversa il cuore, della forza con cui si può andare avanti anche nel momento in cui si perdono le persone più importanti della vita… Non si legge disperazione, nessuna scenata drammatica, ma profonda accettazione, calma e la serenità di chi accoglie consapevolmente la morte come parte della vita. Noi occidentali non sempre abbiamo questa saggezza!

Al tema della morte e del lutto sono affiancati anche l’amicizia, l’amore, la vicinanza che nel testo danno respiro, le parole dell’autrice sono leggere ma profonde, ogni espressione che utilizza è scelta, pesata e carica di senso, non c’è nulla di banale. Non vi ho raccontato molto del libro, lo so, perché credo che sia più facile leggerlo, è più logico sperimentarne la serenità che raccontarla…

Nonostante il parlare della morte generi sempre grande pesantezza o, in certi casi, rifiuto… con questo libro non avviene nulla del genere, è come se tutto scorresse naturalmente, lo stile della scrittrice veicola questa semplicità che lascia il cuore leggero.

Anche nel testo intitolato ‘Moolight shadow’ il tema della morte è preponderante. Un testo che non lascia indifferenti e che, secondo me, aiuta chiunque a vivere meglio i propri lutti, quelle perdite che pesano sul cuore come macigni… l’autrice conduce per mano i lettori e la lettura è così suggestiva da riuscire quasi a vedere lo scorrere delle scene narrate.

A me è piaciuto. Forse era arrivato il suo momento! Una cosa è certa, mi piacerebbe riuscire a parlare della morte o a vivere un lutto con la leggerezza della Yoshimoto e con la delicatezza dei suoi personaggi… sarà la sfida che ci pone questo libro?

Roberta Salis

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