Autrice: Johanna Holmström
Traduttrice: Valeria Gorla
Edito da BEAT
Pubblicato nel marzo 2021
Pag. 368
DESCRIZIONE DEL LIBRO
Finlandia, 1891. Una notte, ai primi di ottobre, una barchetta scivola sull’acqua nera del fiume Aura. A bordo, Kristina, una giovane contadina, rema controcorrente per riportare a casa i suoi due bambini raggomitolati sul fondo dell’imbarcazione. Le mani dolenti e le labbra imperlate di sudore, rientra a casa stanchissima e si addormenta in fretta. Solo il giorno dopo arriva, terribile e impietosa, la consapevolezza del crimine commesso: durante il tragitto ha calato nell’acqua densa e scura i suoi due piccoli, come fossero zavorra di cui liberarsi. La giovane donna viene mandata su un’isoletta al limite estremo dell’arcipelago, dove si erge un edificio, un blocco in stile liberty con lo steccato che corre tutt’attorno e gli spessi muri di pietra che trasudano freddo. E Själö, un manicomio per donne ritenute incurabili. Un luogo di reclusione da cui in poche se ne vanno, dopo esservi entrate. Dopo quarant’anni l’edificio è ancora lì ad accogliere altre donne «incurabili»: Martha, Karin, Gretel e Olga. Sfilano davanti agli occhi di Sigrid, l’infermiera, la «nuova». I capelli cadono intorno ai piedi in lunghi festoni e poi vengono spazzati via, si apre la cartella clinica della paziente, ma non c’è alcuna cura, solo la custodia. Un giorno arriva Elli, una giovane donna che, con la sua imprevedibilità, porta scompiglio tra le mura di Själö. Nella casa di correzione dove era stata rinchiusa in seguito alla condanna per furti ripetuti, vagabondaggio, offesa al pudore, violenza, rapina, minacce e possesso di arma da taglio, aveva aggredito le altre detenute senza preavviso. Mordeva, hanno detto, e graffiava. L’infermiera Sigrid diventa il legame tra Kristina ed Elli, tra il vecchio e il nuovo. Ma, fuori dalle mura di Själö la guerra infuria in Europa e presto toccherà le coste dell’isola di Àbo.
RECENSIONE
Ombre e luci dell’animo umano… Follia e colpe…
Donne bandite dalla società e poste ai margini per il coraggio di essere ‘diverse’…
Carissimi Amanti dei libri,
vi presento il libro “L’isola delle anime” di Johanna Holmström, tratto da fatti realmente accaduti, uno spaccato di vita dolorosa, la vita di una donna che si interseca dolorosamente a quella di altre donne tra luci, ombre, colpe, malattia e morte…
Un libro che penetra le vite nei suoi lati oscuri, dove regna l’oscurità della malattia, del ricordo, del dolore che non lascia scampo…
Un libro dove le donne sono vittime di stereotipi, pregiudizi, dicerie e analisi fatte esclusivamente da uomini senza interesse alcuno per quelle vite…
Il libro è ambientato in Finlandia, in una delle sue isole del nord sperdute nel mare, circondata dal ghiaccio e dal silenzio, quel silenzio che fa paura… In una di queste isole vi è il manicomio di Själö che dalla metà del 1800 ospita donne considerate casi persi, malate senza cura, casi psichiatrici… e non solo, infatti vi sono donne e ragazze, spesso adolescenti, rifiutate dalle famiglie di origini per le loro idee fuori dagli schemi, considerate ribelli o inguaribili, donne senza famiglia e costrette a vagabondare, donne povere senza un tetto… Donne private di tutto, anche della loro dignità. Donne destinate a non esistere. Donne a cui viene tolta la capacità di esprimersi.
Tra tutte queste donne, l’autrice traccia il profilo di alcune di queste donne…
Inizia narrando la storia di Kristina, mettendo in luce il suo passato doloroso, il suo essere stata vittima di uno stupro e che dopo aver messo al mondo la sua creatura si innamora di un uomo che le regala un altro figlio. Nessuno l’aiuta nel suo essere madre, anzi, l’ostilità delle famiglie che non approvano questa unione è un peso in più da sopportare. Poi c’è l’ambiente ostile, quell’essere sola in mezzo al nulla che schianterebbe l’anima della persona più forte. Nessuno si accorge delle sue necessità, chi vede la sua sofferenza? Chi vede il peso che la schiaccia?
Così, Kristina precipita nel buio e una notte compie quel gesto che sembra assurdo, anzi lo è, che le spalanca le porte del manicomio.
In quel periodo storico le malate richiuse in manicomio non hanno certo il supporto dei farmaci e delle cure adeguate che conosciamo oggi… La medicina del tempo prescriveva la chiusura a vita tra le mura di un manicomio, bagni caldi e freddi e, se ci fosse stata la necessità, misure di contenzione che le tenevano legate al letto spesso tra i loro bisogni… per giorni!
Difficilmente chi entrava in manicomio ne usciva viva. Non c’era cura per la loro anima, nessuno si occupava veramente di ciò che turbava il loro cuore e faceva piangere loro lacrime di sangue…
Era la regola? La maggior parte delle volte sì. In fondo, chi si sarebbe preso in casa una donna che aveva vissuto la maggior parte del tempo in manicomio? C’erano poi le donne che volontariamente restavano lì, perché quella era diventata la loro vita…
E chi non è matta, tra quelle mura, tra quelle situazioni fuori dalla vita comune, lo diventa!
Le visite dei familiari sono poco frequenti fino ad annullarsi con il tempo, anche la corrispondenza si dirada con il passare delle stagioni fino a diventare silenziosa come il ghiaccio che circonda l’isola…
Tra le ragazze rinchiuse c’è anche Emmi, c’è Karin… La prima viene rinchiusa per curarla dalla sua ninfomania mentre Karin non sa nemmeno perché sia finita lì… C’era poi chi si lasciava consumare lentamente dal nulla di quella vita perché morta era anche la speranza di tornare a vivere nel mondo, di avere una vita, una famiglia…
Sono pagine coinvolgenti che rapiscono chi legge in un vortice di parole che emanano la vita di donne che, come anche oggi accade, vengono giudicate dagli occhi degli uomini.
Sono pagine in cui tante vite si intrecciano nelle mille facce della sofferenza, dell’emarginazione e della solitudine, dove la debolezza regna e non c’è spazio per la comprensione per chi ha sbagliato. Un romanzo che affonda le radici nel passato ma che è terribilmente presente nel nostro essere donna… perché noi donne non abbiamo mai una vita facile, una strada spianata o l’appoggio che necessitiamo, la loro storia è la nostra storia, quella di tante donne che ci hanno preceduto e che forse conosciamo.
Donne mai comprese, solo condannate.
Donne mai ascoltate, solo giudicate.
Donne mai apprezzate, solo escluse.
Donne che combattono contro la solitudine, il disprezzo, la depressione, contro i loro sbagli… ieri e oggi. Donne senza voce.
Difficile non essere ‘toccate’ da queste storie.
Difficile non mettersi nei panni di queste donne messe ai margini con la loro voglia di vivere, i loro ricordi, il loro dolore e le loro speranze che esprimono la primavera nell’inverno dell’abbandono, del giudizio, nell’impossibilità di riscatto.
Un romanzo che scava l’anima e che finirà regalando lacrime di commozione per quelle donne che hanno avuto il coraggio di resistere!
Crudo, ma anche profondamente umano, intenso, scritto con la lacerante consapevolezza che noi donne abbiamo della durezza del nostro viaggio sulla terra…
Roberta Salis
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