Storia di una capinera

Autore: Giovanni Verga

Edito da Feltrinelli

Pubblicato nel

Pag. 169

DESCRIZIONE DEL LIBRO

“Storia di una capinera” è il primo, già straordinario, romanzo di Verga. Pubblicato nel 1871 e scritto due anni prima, tramite una forma epistolare dominata alla perfezione ci tuffa nel cuore pulsante di un’anima prigioniera. Maria, una ragazza costretta dal padre a chiudersi in convento in assenza di qualsiasi vocazione, trova il modo durante una fugace vacanza in campagna di intrattenere con l’amica Marianna una corrispondenza che diviene per lei l’unico modo di dar sfogo ai suoi molti turbamenti. Respirando finalmente un’aria non compressa all’interno delle mura del convento, Maria scopre l’esistenza di un mondo più ampio, più inebriante, più vivo. E, soprattutto, scopre l’esistenza e l’essenza dell’amore, un sentimento che, costretto a nuotare controcorrente, la sconvolgerà per sempre. 

RECENSIONE

Carissimi Amanti dei libri,

sono felice di parlarvi di un libro che mi ha commosso profondamente, suscitato sentimenti di compassione, tenerezza, dolore e… rabbia!

Sì, provo sempre rabbia quando vedo le costrizioni che le donne hanno dovuto subire in silenzio in passato… e purtroppo sono molte anche nel presente.

“Storia di una capinera” è un capolavoro di Giovanni Verga. Il titolo particolare ed evocativo nasce da un aneddoto che l’autore racconta nell’incipit del libro. Incipit stupendo! Verga per scrivere questo romanzo epistolare prende spunto da un piccolo uccellino, la capinera, che vede triste mentre sta rinchiusa nella sua gabbia. Una tristezza data dalla mancanza di libertà, dalla voglia di volare come gli uccelli che liberi si librano leggeri nel cielo. La capinera non riuscì mai a liberarsi, non poteva, non aveva le forze, forse le mancò il coraggio… e così si abbandonò alla dolcezza della morte dopo aver smesso di mangiare e bere.

È una storia dolorosa, tragica, commovente…

Credo sia una di quelle storie a cui non si può non pensare anche dopo finita la lettura. Perché la storia di Maria è la storia che hanno vissuto tante ragazze in passato. La sua dolcezza vi farà subito entrare in sintonia con la sua storia e con le sue parole.

La monacazione forzata era un’usanza a cui non ci si poteva sottrarre. Le ragazze dovevano accettare il volere delle loro famiglie in silenzio e rinunciare ai loro desideri per abbracciare una vita che le privava di ogni contatto con il mondo e dei loro desideri più intimi.

Se si nasceva in una famiglia povera questa era una pratica diffusa… ma qui in questa storia c’è molto di più, si avverte la malignità umana nei confronti delle anime innocenti e lo si legge tra le righe del racconto che in certi passaggi è eloquente per tutti tranne che per la povera Maria!

Quando verso la metà del XIX secolo scoppiò un’epidemia di colera in Sicilia, Maria raggiunge la sua famiglia nella casa di campagna vicino a monte Ilice.

Maria è felice di stare con la sua famiglia, è un’anima pura, genuina, incapace di vedere il male nelle azioni altrui, ha un’ingenuità fanciullesca che ispira sentimenti di tenerezza e compassione. Nel lasciare il convento si rende conto della bellezza della vita di campagna e del suo svolgersi con assoluta tranquillità… Ama molto il padre e la sua famiglia, gode delle piccole cose.

Durante questo soggiorno la sua vita subirà una scossa inaspettata.

L’imprevisto fa breccia nella sua anima, infatti rimane colpita dal figlio dei vicini di casa, Nino. Quello che all’inizio è semplice imbarazzo per l’incapacità di rapportarsi con una persona dell’altro sesso… capirà essere un vero e proprio colpo di fulmine a cui non potrà opporre resistenza.

Quando si dice che al cuor non si comanda…

Da qui inizia una battaglia interiore per Maria, una battaglia tra il suo voler essere fedele a Dio e quel sentimento che le fa bruciare il cuore per Nino.

Il suo cuore vivrà un angosciante turbamento silenzioso che la consumerà giorno dopo giorno… nemmeno il confessare la sua anima ad un’altra educanda, Marianna, impedirà alla piccola Maria di cadere nell’oblio.

Marianna a differenza di Maria avrà il coraggio di scegliere la vita che desidera davvero.

Il romanzo scritto in forma epistolare dove la giovane Maria si racconta e indaga profondamente i moti del suo cuore e della sua coscienza è un autentico capolavoro stilistico e narrativo. Verga ha avuto grande sensibilità nel trasformare in parole i turbamenti dell’animo di Maria, ponendo nelle parole la giusta componente di pathos e di melodramma.

Un amore genuino…

Un amore che qualcuno rende impossibile, perché non sempre in famiglia regna l’amore incondizionato… a volte si fanno differenze che creano solchi profondi nell’anima!

Maria è costretta tornare in convento e a lasciar andare quell’amore che la fa sognare e sentire viva…

Il distacco, la solitudine, la vita monacale forzata, la malattia, che pena per il cuore di Maria!

E quella notizia che le spezza definitivamente il cuore per cui non le resta altra strada che quella di accettare di incorporarsi definitivamente alla vita monacale.

Il sogno si infrange.

Maria si spegne.

Questo romanzo denuncia la monacazione forzata che molte ragazze subivano soprattutto per motivi economici. Il padre tentò di salvare Maria da quello strazio ma prevalse il volere della seconda moglie.

Maria rappresenta tutte le giovani donne che non hanno avuto voce e il cui parere non contava nulla. La famiglia decideva del loro destino.

Ci sarebbero altri elementi chiave da mettere in evidenza ma li ho volutamente omessi per non privare chi leggerà il romanzo della bellezza di cogliere delle sfumature che toccano il cuore. Non vorrei mai privarvi di emozioni destinate a restare con voi per molto tempo.

Bello, uno dei romanzi che ho amato di più quest’anno e uno di quei libri che rileggerò volentieri, un romanzo profondo e delicato, poetico e drammatico… Da leggere almeno una volta nella vita!

Roberta Salis

Condividi sui social

Commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

error: Content is protected !!