Carissimi Amanti dei libri,
oggi la #emseitalia ci presenta un nuovo volto del male che ha ispirato la produzione letteraria e cinematografica dagli anni ‘30 ai giorni nostri: Al Capone.
Alphonse Gabriel Capone, noto a tutti come “Al” o “Scarface” è un personaggio che ha scritto la storia del gangsterismo americano. Figlio di immigrati italiani è il quarto di nove figli e vive con la sua famiglia in un ambiente segnato dalla povertà. Si distinse sin da ragazzino per la sua intelligenza ma non amava studiare e fu espulso dalla scuola per il suo temperamento ribelle e poco capace di seguire le regole, infatti, durante un alterco con una professoressa e un compagno in cui ricevette uno schiaffo, lui lo restituì alla donna e mise fine alla sua carriera scolastica.
Se in casa Capone non poteva infrangere le regole imposte dai genitori, al di fuori della casa si sentì libero di fare ciò che voleva e voleva diventare “qualcuno”. Con alcuni dei suoi fratelli iniziò a far parte di alcune gang di microcriminalità dove iniziò la sua carriera criminale. Conobbe i celebri gangsters Torrio e Yale e collaborò con loro.
La sua nomea celebre di “Scarface” si deve ad una serata in cui si permise di fare commenti pesanti sulla sorella di un certo Frank che non gradendo il suo atteggiamento lo sfregiò e quella cicatrice gli rimase per sempre. Nel 1928, Capone sposò una ragazza irlandese di cui si innamorò, Mae Coughlin, da cui ebbe un figlio. I primi anni di matrimonio volle cambiare vita e per qualche tempo cercò un lavoro onesto ma l’improvvisa morte del padre fece piombare su di lui il dover mantenere anche la sua famiglia di origine. Così lasciò il lavoro onesto e deciso a guadagnare velocemente tornò a chiedere a Yale di fare carriera.
Da qui la sua scalata come mafioso che però mai si sporcò le mani. Fu oggetto di numerosi tentativi di agguato da cui uscì sempre illeso anche grazie ai suoi uomini e ai numerosi passaggi segreti della sua residenza abituale, ontano dalla sua famiglia che aveva messo al sicuro lontano da lui. Fu sempre innamorato della sua famiglia ma anche dedito al lusso, alle tante donne e amanti che frequentava, al whisky, alla malavita e alla violenza che furono il modo con cui li esprimeva il suo potere. Fino al declino e infine all’arresto per evasione fiscale che spezzò per sempre il suo pugno di ferro. Nemmeno tutti i mezzi posti in atto per corrompere i giurati popolari riuscirono a scagionarlo. Il 17 ottobre del 1931 fu condannato a 11 anni di carcere e a pagare un’ingente multa.
Inizialmente visse da privilegiato e nel lusso nel penitenziario di Atlanta, in Georgia ma poi fu trasferito ad Alcatraz dove ogni privilegio gli fu tolto e venne trattato duramente. Era ammalato di sifilide che lo portò in breve tempo alla demenza. Morì nel 1947 a soli 48 anni.
Al Capone non si può considerare un mostro e nemmeno uno psicopatico come altri volti del male che abbiamo incontrato… lui era un sociopatico, cresciuto in un ambient violento che lo ha plasmato e reso ciò che conosciamo: innamorato della famiglia e capace di relazioni leali…
Certamente Capone affascina per la sua ascesa al potere anche se… una sensazione di claustrofobia invade chi prende coscienza che doveva vivere blindato in tutti i sensi, sempre con la paura di essere ucciso. Certi tipi di fama hanno sicuramente il lato oscuro e nella vita di Al Capone è evidente!
Roberta Salis
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