Chi ti ama così

Autrice: Edith Bruck

Pubblicato nel gennaio 2021

Edito da Marsilio

Collana Universale Economica Feltrinelli

Pag. 112

 

 

DESCRIZIONE DEL LIBRO

«Quando ero nei campi di concentramento e nessuno veniva a liberarmi mi chiedevo: come può il mondo essersi dimenticato di noi?». Appena dodicenne all’epoca della deportazione, Edith Bruck è fra i pochi superstiti dell’Olocausto, che come i messaggeri di Giobbe sono scampati per raccontare. Chi ti ama così è un romanzo autobiografico in cui il debito nei confronti del passato e del dolore non può dirsi mai saldato completamente. Un diario che attraversa il tempo, lo spazio e diverse lingue, dal quale emerge potente la voce di una donna che ha sentito il bisogno di ripercorrere la tragedia vissuta, per consegnarci intatti l’orrore ma anche la speranza di ritornare a vivere. «Ho incominciato a scrivere questo racconto autobiografico alla fine del 1945 in Ungheria, nella mia lingua. Ma durante la fuga in Cecoslovacchia persi il mio quaderno marrone che conteneva anche poesie scritte nell’infanzia e dedicate a mia madre. Ho cercato poi di riscriverlo più volte nei vari paesi dove sono stata. Solo a Roma, tra il 1958 e il 1959, sono riuscita a scriverlo fino in fondo in una lingua non mia».

 

RECENSIONE

Carissimi Amanti dei libri,

non conoscevo la storia di Edith Bruck, una testimone ungherese sopravvissuta all’inferno della Shoah, e sono felice di averla fatta entrare nel mio cuore. Il libro che vi presento oggi è “Chi ti ama così”, la sua prima opera scritta tra il 1958 e il 1959.

Nata in una famiglia ebrea molto numerosa, la sua infanzia è segnata dalla povertà e dalla difficoltà dei genitori di riuscire a sfamare tutti i figli.

Il padre lavorava come macellaio, ma il suo lavoro non riusciva a garantire alla famiglia un’esistenza dignitosa. La madre aveva un volto amaro e sofferente. In famiglia ciò che non mancavano erano le liti, più passavano i giorni e più aumentava la loro povertà.

A 12 anni, nel 1944, inizia per lei e per la sua famiglia il viaggio che cambierà per sempre le loro vite, erano ebrei e come tutti erano destinati a finire in un solo luogo: Auschwitz.

Al loro arrivo per miracolo viene salvata dalla selezione all’entrata nel campo di sterminio. Fortunatamente si ritroverà nella fila di destra, dei lavori forzati, insieme alla sorella Eliz, ma fu anche il momento in cui videro per l’ultima volta la madre che fu mandata nella fila di sinistra, quella dei forni crematori.

Dopo essere state rasate ovunque, disinfettate e tatuate, il loro nome divenne un numero.

…ed oltre alla desolazione di quella nuova vita, ci fu la morte di uno dei fratelli e del padre!

La loro prigionia non conoscerà solo l’orrore di Auschwitz ma anche di altri campi di sterminio, accomunato dallo stesso gelo, la stessa morte, gli stessi lavori estenuanti che privavano ogni essere umano della propria dignità.

Dopo un anno Edith e la sorella vengono liberate e possono riunirsi alle sorelle e al fratello: non è rimasto nulla della vita prima dell’orrore dei campi di concentramento.

Edith è una ragazzina priva di punti di riferimento, priva di vita, incapace di fare scelte per il suo bene e alla disperata ricerca dell’amore che la vedrà divorziare due volte prima dei vent’anni. La sua vita è spezzata e sempre alla ricerca di una serenità che dovrà costruirsi nel tempo…

Non conoscevo la storia di Edith Bruck, è una storia che graffia l’anima e la lacera come tutte quelle di chi è sopravvissuto…

Roberta Salis

 

 

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