Autrice: Bianca Pitzorno
Edito da Bompiani
Pubblicato nel settembre 2018
Pag. 236
DESCRIZIONE DEL LIBRO
C’è stato un tempo in cui non esistevano le boutique di prêt-à-porter e tantomeno le grandi catene di moda a basso prezzo, e ogni famiglia che ne avesse la possibilità faceva cucire abiti e biancheria da una sarta: a lei era spesso dedicata una stanza della casa, nella quale si prendevano misure, si imbastivano orli, si disegnavano modelli ma soprattutto – nel silenzio del cucito – si sussurravano segreti e speranze. A narrarci la storia di questo romanzo è proprio una sartina a giornata nata a fine Ottocento, una ragazza di umilissime origini che apprende da sola a leggere e ama le opere di Puccini ma più di tutto sogna di avere una macchina da cucire: prodigiosa invenzione capace di garantire l’autonomia economica a chi la possiede, lucente simbolo di progresso e libertà. Cucendo, la sartina ascolta le storie di chi la circonda e impara a conoscere donne molto diverse: la marchesina Ester, che va a cavallo e studia la meccanica e il greco antico; miss Lily Rose, giornalista americana che nel corsetto nasconde segreti; le sorelle Provera con i loro scandalosi tessuti parigini; donna Licinia Delsorbo, centenaria decisa a tutto per difendere la purezza del suo sangue; Assuntina, la bimba selvatica… Pur in questa società rigidamente divisa per classe e censo, anche per la sartina giungerà il momento di uscire dall’ombra e farsi strada nel mondo, con la sola forza dell’intelligenza e delle sue sapienti mani. Bianca Pitzorno dà vita in queste pagine a una storia che ha il sapore dei feuilleton amati dalla sua protagonista, ma al tempo stesso è percorsa da uno sguardo modernissimo. Narrare della sartina di allora significa parlare delle donne di oggi e dei grandi sogni che per tutte dovrebbero diventare invece diritti: alla libertà, al lavoro, alla felicità.
RECENSIONE
Carissimi Amanti dei libri,
ci sono libri che ci fanno fare un tuffo nel passato e rivivere ricordi che improvvisamente accendono il cuore… questa è stata la sensazione con cui ho iniziato a leggere “Il sogno della macchina da cucire” di Bianca Pitzorno.
Mi sono rivista bambina, in compagnia di mia nonna tra abiti da cucire, fili colorati e milioni di trame imbastite… Mia nonna aveva imparato a cucire da bambina e anche io ho mosso i primi passi con lei, ma non sono diventata così esperta da saper confezionare degli abiti… Me la ricordo china tra cartamodelli, fili e bottoni, cerniere e asole da rifinire con il suo linguaggio tecnico che a malapena riuscivo a cogliere… aveva tutti “gli attrezzi del mestiere” e l’immancabile macchina da cucire che oggi è un modello da collezione!
Mi sono rivista da piccola come la protagonista del libro che con l’immagine della nonna intenta a cucire e a insegnarle il mestiere di sarta, ci fa entrare nel suo mondo, nella sua vita che quasi non esiste più ma che lascia un segno con questa narrazione apparentemente semplice, in realtà, molto fuori dalle righe per gli argomenti trattati… mai banali.
È un libro che si compone di racconti legati tra loro che hanno per protagonista una sartina che vive a cavallo tra la fine del 1800 e gli inizi del 1900… un periodo temporalmente distante dal nostro per la condizione sociale dei protagonisti ma non per ciò che concerne il vissuto e l’animo umano: sentimenti d’amore e d’odio, vizi, virtù, gelosie, bugie… presenti ieri e oggi con la stessa intensità!
Come già accennato, la protagonista è una sartina che lavora a chiamata o a giornata per le famiglie borghesi che chiedevano di confezionare abiti, tende, lenzuola o di ripararli perché era un’epoca in cui non si buttava nulla, tutto poteva essere aggiustato. Nei periodi in cui nessuno le dava lavoro non aveva nemmeno di che mangiare e spesso raccoglieva le erbe commestibili che trovava vicino a casa…
Era un’epoca dove esistevano le classi sociali, dove i ricchi erano davvero ricchi e i poveri erano la maggioranza, si arrangiavano come potevano. Non esisteva la parità dei sessi ed era un mondo in continua evoluzione.
Nel libro, la sartina vivrà numerose esperienze che la Pitzorno intesse attraverso dei racconti legati tra loro. Racconti che vi faranno sorridere, riflettere e forse arrabbiare. Racconti dove i temi sono tutt’altro che banali: povertà e ricchezza, amore, stupro, adozione degli orfani, malattia, suicidio… Non ci sarà il tempo di annoiarsi! I personaggi sono ben descritti anche se con poche pennellate, quasi sembra di vederli e di conoscerli da sempre. Qualcuno risulterà simpatico e qualcuno arrogante, ma nessuno vi lascerà indifferenti!
La piccola protagonista cerca di emanciparsi, cerca di avere il proprio stipendio e fa di tutto per crescere e migliorare. Con i risparmi che riesce a mettere da parte compra dei libri per conoscere il mondo e per crearsi un futuro migliore. Saper leggere e scrivere era un privilegio riservato a pochi, ma spesso chi ha buona volontà riesce a superare chi ha il vantaggio economico.
Mi sono innamorata di questo libro, mi è rimasto nel cuore, mi ha fatto respirare buoni sentimenti e ho apprezzato moltissimo cogliere tutte le sfumature dell’animo umano che emergono dall’intreccio dei personaggi e dai loro dialoghi…
L’ho sentito una coccola, un libro che fa bene al cuore, che resta, che fa stare bene.
Mi ha fatto tornare indietro con i ricordi e stringere a me quei momenti intimi di compagnia con mia nonna al mio fianco che non dimenticherò mai!
Consigliato!
Roberta Salis
Lascia un commento