Autore: Grégoire Delacourt
Traduttore: Riccardo Fedriga
Edito da TEA
Pubblicato nel maggio del 2016
Pag. 221
DESCRIZIONE DEL LIBRO
Che peso ha la bellezza nella vita? Siamo capaci di accettarci per quello che siamo? Si può essere amati per sé, o siamo amati per quello che colmiamo nell’altro? Queste domande giacciono nel profondo di noi stessi e non sempre abbiamo il coraggio di affrontarle prima che la realtà s’imponga con la sua risposta improrogabile. Sono gli stessi interrogativi dinanzi a cui si ritroverà improvvisamente Arthur, dopo che, una pigra sera di settembre, il destino busserà alla sua porta, cambiando per sempre la sua vita. Dopo la Jocelyne di “Le cose che non ho”, un libro pieno di tenerezza e di commozione, che parla di identità, della vanità dell’apparire, della difficoltà e del coraggio necessari per costruire una relazione sincera con un altro essere umano. Un romanzo sui contorni dell’anima e la misura del cuore. E sul destino, che può sovvertire qualsiasi cosa.
RECENSIONE
Non sempre i temi importanti si devono affrontare con pesantezza…
Dobbiamo fare lo sforzo di andare al di là delle parole…
Tu credi che gli altri siano più felici di te, invece…
Carissimi Amanti dei libri,
non per forza i temi importanti si devono affrontare con serietà e solennità, qui l’autore ci regala una storia fuori da ogni schema ma con un bel messaggio tra le righe, siete disposti ad andare oltre le parole?
Se ricordate, vi ho già parlato del libro “Le cose che non ho” dell’autore francese Grégoire Delacourt e oggi mi appresto a parlarvi del suo secondo libro che ho letto con la voglia di ritrovare lo stesso pathos che mi ha coinvolto nel suo primo libro.
Anche in “La prima cosa che guardo” i protagonisti sono persone semplici, è rappresentata la quotidianità, quella più nascosta delle persone comuni che spesso non si aspettano nulla di speciale, non vedono mai la possibilità che la loro vita possa cambiare. Sì, certo, sognano come tutti ma senza la speranza che i loro sogni possano diventare reali.
Questa è anche la vita di Arthur, un giovane meccanico che vive in un piccolo paese della Francia, Long. Ogni giorno si sveglia e va a lavorare nell’unica officina del paese, non ha una ragazza, vive da solo e ha una vita semplice. Una sera bussano alla sua porta e la donna che si ritrova davanti cambierà la sua vita per sempre! Sarà la settimana più bella ed emozionante della sua vita, sperimenterà il fuoco dell’amore, i brividi del sentirsi importante per qualcuna, la tenerezza di sentirsi al sicuro con una donna e farà cose semplici che vissute con quella donna diventeranno straordinarie…
Se all’inizio ho trovato assurdo ciò che stavo leggendo e volevo quasi chiudere il libro, ma non lo faccio mai, poi ho pensato che volevo cogliere il positivo di queste pagine e non mi sono pentita di essere arrivata fino alla fine.
Vorrei dirvi di più ma rivelarvi qualche dettaglio sarebbe ingiusto, anche perché credo che in questo romanzo occorra andare al di là della vicenda narrata per soffermarsi su temi attuali e universali: la ‘banalità’ di certe vite e la ‘straordinarietà’ di altre dove il concetto di felicità non è per forza legato alla straordinarietà…
Il comprendere che nulla è scontato e che non è vero che bellezza, ricchezza, fama regalano la felicità… a volte, si può essere felici semplicemente guardando un film con la persona che sia ama.
A volte un incontro inaspettato può cambiare la nostra vita.
A volte lo sguardo superficiale della gente ferisce profondamente.
A volte, per ritrovare noi stessi abbiamo bisogno dell’altro, di relazionarci con gli altri, di guardarci con gli occhi di chi ci sta vicino e di vedere quello che da soli non saremmo mai in grado di scorgere…
La voglia di essere noi stessi senza essere per forza inscatolati nei canoni imposti dalla società che sembra facciano brillare una persona mentre in realtà la ingabbiano in un ruolo da cui è quasi sempre impossibile uscire. Perché si sa, quando si smette di recitare inizia la gogna mediatica.
L’affanno di dover sempre essere all’altezza della situazione.
E poi, citando le parole del titolo, vi è mai capitato di fermarvi e pensare quale sia la prima cosa che guardate in una persona?
Se non vi spaventa affrontare una storia un po’ stramba e avete voglia di andare oltre l’apparente banalità di ciò che viene narrato, questo libro è per voi.
Forse, avrei trattato con una storia diversa questi temi, lo avrei fatto in maniera meno grottesca… ma chi sono io per dire ad uno scrittore cosa sarebbe stato meglio?
Non fa parte del gioco uscire dagli schemi e provare a far riflettere a partire da fatti un po’ assurdi?
Lo consiglio se avete voglia di mettervi in gioco con un libro molto, molto strano.
Roberta Salis
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