La strada

Autore: Cormac McCarthy

Traduttrice: Martina Testa

Edito da Einaudi

Collana: Supercoralli

Pubblicato nel settembre 2007

Pag. 218

 

DESCRIZIONE DEL LIBRO

Un uomo e un bambino, padre e figlio, senza nome. Spingono un carrello, pieno del poco che è rimasto, lungo una strada americana. La fine del viaggio è invisibile. Circa dieci anni prima il mondo è stato distrutto da un’apocalisse nucleare che lo ha trasformato in un luogo buio, freddo, senza vita, abitato da bande di disperati e predoni. Non c’è storia e non c’è futuro. Mentre i due cercano invano più calore spostandosi verso sud, il padre racconta la propria vita al figlio. Ricorda la moglie (che decise di suicidarsi piuttosto che cadere vittima degli orrori successivi all’olocausto nucleare) e la nascita del bambino, avvenuta proprio durante la guerra. Tutti i loro averi sono nel carrello, il cibo è poco e devono periodicamente avventurarsi tra le macerie a cercare qualcosa da mangiare. Visitano la casa d’infanzia del padre ed esplorano un supermarket abbandonato in cui il figlio beve per la prima volta una lattina di cola. Quando incrociano una carovana di predoni l’uomo è costretto a ucciderne uno che aveva attentato alla vita del bambino. Dopo molte tribolazioni arrivano al mare; ma è ormai una distesa d’acqua grigia, senza neppure l’odore salmastro, e la temperatura non è affatto più mite. Raccolgono qualche oggetto da una nave abbandonata e continuano il viaggio verso sud, verso una salvezza possibile…

 

 

RECENSIONE

Carissimi Amanti dei libri,

oggi vi presento una lettura un po’ diversa dal solito, una lettura che mi ha tenuta incollata alle pagine.

Si tratta del libro di Cormac McCarthy “La strada”, un libro che credo difficilmente dimenticherò per le sensazioni che mi ha provocato: paura, angoscia, desolazione, tristezza e preoccupazione… L’ho letto con un nodo alla gola continuo, come se con i protagonisti, ci fossi anche io… a camminare in una ricerca che sembra quasi vana.

Lo scenario è apocalittico, mette i brividi. Il mondo come lo conosciamo noi, non esiste più, non esiste il cielo azzurro, non ci sono animali, le case sono state tutte distrutte e saccheggiate, per strada, spesso, si incontrano i cadaveri di coloro che cercavano speranza ma che hanno trovato la morte ad attenderli. Tutto intorno è bruciato, non c’è anima viva… tuttavia occorre stare attenti perché si aggirano bande di predoni o di persone che come vagabondi simili a zombie, sono in cerca di cibo, sono disposti a nutrirsi anche di carne umana pur di sopravvivere…

I protagonisti sono un papà e un figlio, non hanno nomi, non hanno casa, non sanno dove finiranno. Camminano, macinano chilometri sempre guardandosi le spalle e attorno, hanno una pistola per difendersi e sono preda dei morsi della fame che, a volte, non dà loro tregua. Ogni notte, devono cercare dove dormire, in un luogo dove possano stare lontani dalla strada, dove possano tenerla d’occhio, dove possano essere al sicuro da eventuali attacchi notturni. Anche se non hanno un nome, padre e figlio, parlano attraverso i gesti, attraverso il loro stringersi la notte per ripararsi dal freddo, attraverso il loro prendersi cura vicendevole. I dialoghi tra loro sono scarni ma nel bambino emerge un’umanità che fa vibrare le corde del cuore, un’innocenza capace di guardare al di là dei propri bisogni, un’anima sensibile che percepisce la sofferenza altrui.

Sono condannati ad una vita assurda, ma nonostante questo, tra loro c’è un rapporto che li sostiene moralmente e che dà a entrambi la forza di andare avanti. Tutto ciò che trovano è utile, dal cucchiaio alla benzina, dal pezzo di tela al barattolo di vetro.

La struttura del libro è particolare. Non ci sono capitoli, i dialoghi sono ridotti all’essenziale, non ci sono riferimenti geografici anche se il padre ha una cartina e dice che devono andare verso sud, verso l’oceano… ma non si sa dove… Sembra quasi che la struttura del testo riproponga la stessa desolazione del panorama che guardano i protagonisti, si ha la sensazione che il superfluo non serva.

Un’altra sensazione che si ha, nonostante l’essenzialità delle descrizioni, è quella di riuscire a raffigurare nella mente quella desolazione, di vedere tutto intorno la natura bruciata, il nulla che pervade i campi sterminati, le persone che sembrano cadaveri viventi… come i protagonisti.

Crudo, inquietante, sconvolgente e destabilizzante. Un libro che lascia il segno!

Assolutamente da leggere, meraviglioso nel suo genere!

Roberta Salis

 

 

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