Le cinque donne – La storia vera delle vittime di Jack lo Squartatore

Autrice: Hallie Rubenhold

Traduttrice: Simona Fefè

Edito da Neri Pozza

Pubblicato nel luglio del 2020

Pag. 384

 

DESCRIZIONE DEL LIBRO

Londra, 1887: l’anno, recitano i libri di storia inglese, del Giubileo d’Oro, il cinquantesimo anniversario dell’ascesa al trono della regina Vittoria. L’anno, però, anche di una storia che i più preferiscono dimenticare: quella di una senzatetto, Mary Ann Nichols, detta Polly, la cui identità sarebbe presto caduta nell’oblio, anche se il mondo avrebbe ricordato con grande morbosità il nome del suo assassino: Jack lo Squartatore. Polly fu la prima delle cinque vittime «canoniche» di quel noto assassino. Al suo omicidio seguì il ritrovamento, nel quartiere di Whitechapel, dei cadaveri di Annie Chapman, Elizabeth Stride, Catherine Eddowes e Mary Jane Kelly. La brutalità degli omicidi, e il modo in cui il colpevole era sparito senza lasciare traccia, sconvolse Londra. Ben presto Whitechapel si riempì di sedicenti giornalisti che, in mancanza di informazioni certe da parte delle autorità, riempirono le pagine dei quotidiani di infiorettature, invenzioni e voci infondate, come quella secondo cui le pensioni di Whitechapel fossero bordelli di fatto e che quasi tutte le donne che vi risiedevano, con pochissime eccezioni, fossero prostitute. Per centotrenta anni le vittime di Jack lo Squartatore e le loro vite sono dunque rimaste invischiate in una rete di supposizioni e ipotesi inconsistenti, cosicché oggi le loro storie portano ancora impresso il marchio che la società vittoriana ha dato loro. Una società maschilista, autoritaria e borghese in cui le donne non avevano né voce né diritti. Ma chi erano queste donne, e come hanno vissuto prima che la loro esistenza venisse spezzata dalla mano del più feroce assassino di tutti i tempi? Attraverso un imponente lavoro di documentazione e una scrittura che lo rende appassionante come un romanzo, questo libro dà finalmente un volto alle donne che per troppi anni sono rimaste oscurate da un mito e restituisce loro ciò che hanno perduto insieme alla vita: la dignità.

 

RECENSIONE

Questa non è la solita storia di Jack lo Squartatore che uccide le ‘prostitute’…

Qui il protagonista non sarà Jack ma le donne!

 

Carissimi Amanti dei libri,

se pensate di ritrovarvi di fronte all’ennesimo racconto di Jack lo Squartatore, vi sbagliate, oggi parliamo di un libro che mi ha colpito per la sua ampia documentazione storica, un lavoro certosino ad opera di una donna che si definisce scrittrice e storica: Hallie Rubenhold con il suo “Le cinque donne – La storia vera delle vittime di Jack lo Squartatore”.

Non è un horror, non è un thriller e non è un racconto macabro…

Non pensate sia un romanzo ma lo si legge come se lo fosse per l’interesse che suscita e per la scorrevolezza delle parole e degli argomenti trattati. Un punto di vista molto diverso da quello utilizzato nei libri che hanno per protagonista Jack lo Squartatore!

Questo libro è un autentico documento storico ambientato nella Londra dell’epoca vittoriana dove numerose contraddizioni caratterizzavano il vissuto della gente. Siamo nel 1887, a Londra, è un anno importante in cui si susseguono le celebrazioni per il Giubileo dell’ascesa al trono della regina Vittoria… è un’epoca in cui chi è ricco lo è all’ennesima potenza e questo contrasta con la povertà di chi non ha nemmeno un letto su cui dormire, e non sono pochi gli indigenti, sono soprattutto donne.

Nessuno dava lavoro agli indigenti, spesso sporchi, affamati e ubriachi e se qualcuno, fortuitamente, riusciva a lavorare era per poco tempo e per pochi spiccioli che non garantivano una vita dignitosa e che spesso alimentavano il vizio del bere. Si beveva per non guardare alla miseria della propria vita, una vita ai margini dove era più facile morire grazie all’alcol che vivere e poter cambiare la loro condizione.

Al tempo esistevano le “workhouses” che davano riparo agli indigenti per pochi spiccioli ma che non garantiva nessuna privacy, uomini e donne dormivano insieme e condividevano tutto, dal letto alla doccia, per non parlare della sporcizia… Erano luoghi squallidi!

Chi non poteva permettersi questi luoghi che offrivano riparo dal freddo della notte si riuniva insieme a centinaia di altre persone a Trafalgar Square per dormire… tutti sapevano ciò che succedeva la notte e quanti poveri si avventurassero a dormire per strada, ma certamente non era un problema dei ricchi, gli unici a preoccuparsi erano i poliziotti.

In questo contesto che fa percepire una sensazione di freddo nelle ossa avvennero gli omicidi più dibattuti della storia e che celebrano Jack lo Squartatore come se fosse un mito, un eroe e relegano le sue vittime in un angolo, definite prostitute… e, dunque, pensando, al periodo storico, erano donne indigenti, inutili e che si vendevano per potersi procurare un letto per la notte.

Ma chi ha detto che fossero prostitute?

Perché sono state giudicate senza che nessuno indagasse sul loro vissuto?

Le cinque vittime uccise nel quartiere di Whitechapel erano donne: Mary Ann “Polly” Nichols, Annie Chapman, Elizabeth Stride, Catherine Eddowes e Mary Jane Kelly erano vite che in comune ebbero la sfortuna di essere state abbandonate dai mariti o dalle famiglie, consumate dall’alcol per lenire il dolore, giudicate prostitute perché sole e viste come inutile perché sole. Nessuno dava loro l’opportunità di riscattarsi. Spesso l’unico sostentamento che restava loro, se non contraevano un altro matrimonio, era quello del mercimonio del loro corpo.

Questo libro cambia totalmente il punto di vista e finalmente si dà spazio alle donne, alla loro vita, al loro essere prima di tutto figlie, spose, madri prima di vittime… non ci saranno dettagli sanguinolenti su come sono morte, ma si dà ampio spazio a come sono vissute, da chi sono state amate e rifiutate… e ogni dettaglio raccontato è documentato, loro sono veramente esistite e non solo come vittime.

La loro storia, in certi frangenti, si ripete per ciascuna delle donne… in fondo, facevano parte della classe indigente che poche chance aveva, inoltre erano donne e in quell’epoca poco era il loro valore senza un marito accanto ed in una società profondamente maschilista dove le discriminazioni di genere erano tollerate e a cui nessuno aveva la forza di porre rimedio.

Questo libro è un’occasione di riscatto per le vittime che finalmente trovano il luogo in cui esistere come persone…

Questo libro è il punto di vista che spesso manca nelle narrazioni dove l’assassino sembra sempre l’eroe e le vittime restano nel buio…

Questo libro è una denuncia per tutti i soprusi che le donne hanno subito a quel tempo e che ancora oggi ci troviamo a dover debellare…

Da leggere con la consapevolezza di avere tra le mani lo strumento per dare voce alle vittime ricordandoci che… erano, prima di tutto, donne. Donne che non hanno mai trovato la loro dignità fino ad ora!

Roberta Salis

 

 

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