Autrice: Natalia Ginzburg
Edito da Einaudi
Pubblicato nel gennaio del 2014
Pag. 296
DESCRIZIONE DEL LIBRO
“Lessico famigliare” è il libro di Natalia Ginzburg che ha avuto maggiori e più duraturi riflessi nella critica e nei lettori. La chiave di questo romanzo è delineata già nel titolo. Famigliare, perché racconta la storia di una famiglia ebraica e antifascista, i Levi, a Torino tra gli anni Trenta e i Cinquanta del Novecento. E Lessico perché le strade della memoria passano attraverso il ricordo di frasi, modi di dire, espressioni gergali. Scrive la Ginzburg: “Noi siamo cinque fratelli. Abitiamo in città diverse, alcuni di noi stanno all’estero: e non ci scriviamo spesso. Quando c’incontriamo, possiamo essere, l’uno con l’altro, indifferenti, o distratti. Ma basta, fra noi, una parola. Basta una parola, una frase, una di quelle frasi antiche, sentite e ripetute infinite volte, nel tempo della nostra infanzia. Ci basta dire ‘Non siamo venuti a Bergamo per fare campagna’ o ‘De cosa spussa l’acido cloridrico’, per ritrovare a un tratto i nostri antichi rapporti, e la nostra infanzia e giovinezza, legata indissolubilmente a quelle frasi, a quelle parole”.
RECENSIONE
“Noi siamo cinque fratelli. Abitiamo in città diverse, alcuni di noi stanno all’estero: e non ci scriviamo spesso. Quando c’incontriamo, possiamo essere, l’uno con l’altro, indifferenti o distratti. Ma basta, fra noi, una parola. Basta una parola, una frase: una di quelle frasi antiche, sentite e ripetute infinite volte, nel tempo della nostra infanzia”.
Carissimi Amanti dei libri,
oggi parliamo di “Lessico famigliare” il celebre libro di Natalia Ginzburg che, se mi permettete di esprimere un parere personale, credo si ami o si odi… nel senso che è come se si guardasse ciò che accade da una vetrina, dove più che agli intrecci familiari viene dato spazio al linguaggio utilizzato, alle loro abitudini. Il linguaggio utilizzato è molto semplice, poco approfondito e con frasi, spesso, brevi.
Con questa premessa che credo necessaria, provo a regalarvi qualche pennellata di questo libro.
Lessico famigliare come ben dice il titolo si riferisce ad una famiglia, la famiglia Levi, famiglia di origine dell’autrice in questo caso ma, se parliamo di lessico, credo che in ogni famiglia ci siano parole caratteristiche… inventate, derivate da un dialetto specifico o storpiate per sorridere insieme. Chissà quante ne pronunciamo ogni giorno in famiglia! Leggendo è impossibile non pensare alla propria famiglia, ai ricordi dell’infanzia dove i nomignoli o le parole pronunciate male diventano di uso comune e che fanno sorridere sempre… anche a distanza di molto tempo.
Anche in questo romanzo troviamo alcuni termini che fanno sorridere per la loro “stranezza” e che caratterizzano la narrazione: “sempio”, “sbrodeghezzi”, “negrigura”, “spussa”, “sgarabazzi”… parole derivanti dai dialetti di origine dei genitori dell’autrice, il milanese e il triestino, che caratterizzano la quotidianità in cui la narratrice più che protagonista è un’attenta osservatrice che racconta ciò che succede. Lo fa come se fosse una bambina che ancora si trova in quella casa in cui è cresciuta. Lei era la quinta figlia, l’ultima nata.
I genitori di Natalia sembrano un po’ il giorno è la notte. Giuseppe, il padre, è un professore di chimica un po’ burbero, mentre, Lidia, la madre è un’artista gentile e sensibile… attraverso le loro parole si delineano due persone completamente diverse.
Lessico Famigliare è anche la storia di una famiglia italiana del Novecento, ambientata principalmente a Torino in un’epoca in cui regna il Fascismo che tocca le vite di ciascuno, una famiglia particolare in cui spesso si accolgono e si sta a contatto con personaggi che hanno scritto la storia: Adriano Olivetti, Leone Ginzburg, Filippo Turati, Cesare Pavese… I Levi sono per metà cattolici e per metà ebrei e questo farà la differenza nella loro storia familiare!
Sono tutti antifascisti e chiunque risponda a questi requisiti diventa subito simpatico al padre di Natalia. Per gli uomini della famiglia, il padre e i fratelli, ci sarà l’esperienza ravvicinata con l’attuazione delle leggi razziali, infatti il padre dovette fuggire in Belgio mentre uno dei fratelli di Natalia, Mario, fu arrestato per aver fatto propaganda antifascista.
Attraverso la narrazione sembra di vivere in quei frammenti di vita passata che la Ginzburg riporta alla memoria e che mette per iscritto, fa sentire più vicini personaggi che per noi, oggi, sembrano intoccabili come Pavese… e fa prendere coscienza delle dinamiche familiari… oltre che aprire gli occhi su un determinato periodo storico dove bisognava fare i conti con il Fascismo che non lasciava scampo e che faceva vivere sempre con l’animo in tensione…
Personalmente, ho apprezzato questo testo così come è stato scritto…
Non mi aspettavo di più o di meno, in fondo, ciascuno si racconta come vuole e credo che la Ginzburg con la sua essenzialità abbia detto molto della sua famiglia, del loro linguaggio, del periodo storico e della loro posizione nella vita. L’ho trovato delicato, leggero e allo stesso tempo intimo, una sorta di fotografia che l’autrice ci regala del Novecento italiano, della sua famiglia e del suo sguardo su ciò che dentro e fuori casa accadeva mentre cresceva…
Da leggere almeno una volta nella vita!
Roberta Salis
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