Autore: Vasilij Grossman
Traduttrice: Claudia Zonghetti
Edito da Adelphi
Pubblicato nel maggio 2010
Pag. 79
DESCRIZIONE DEL LIBRO
La più terribile fabbrica della morte nazista nel folgorante, esemplare reportage – fondato su testimonianze di prima mano e scritto subito dopo la liberazione del campo, nell’autunno 1944 – da un inviato d’eccezione.
RECENSIONE
Carissimi Amanti dei libri,
oggi provo a descrivere le sensazioni che mi ha lasciato la lettura del libro di Vasilij Grossman “L’inferno di Treblinka”…
Pochissime pagine,
tanta crudeltà,
indicibili ingiustizie,
un pugno nello stomaco… riga dopo riga.
Ho letto tanto sulla Shoah e lo faccio sempre con profondo rispetto, con il desiderio di conoscere, con il compito di esserne testimone perché non si ripetano più tali atrocità nella Storia dell’umanità… ma non avevo mai letto pagine così crude, non riuscivo a credere ai miei occhi!
Scritto nel 1944 dopo la liberazione del campo, si tratta della cronaca degli atti crudeli perpetrati a Treblinka considerata una delle più orribili fabbriche di morte dei nazisti, è un incubo ad occhi aperti, è uno scenario raccapricciante, ma non è la scenografia di un film horror: tutto è realmente accaduto!
Sembra quasi impossibile che si sia potuti arrivare a realizzare un luogo così privo di senso che comprendeva più fasi. Dalla deportazione forzata e spesso inconsapevole si passava ad un lento processo di disumanizzazione che avveniva attraverso l’essere privati dei documenti e dunque della propria identità, l’essere lasciati nudi al freddo, senza più dignità e pudore, senza più una volontà… I prigionieri venivano ammassati come animali pronti al macello. Chi non veniva rasato era certo che finiva nelle camere a gas… ma nessuno aveva certezze, si nutrivano speranze, spesso speranze di vita vane…
Si divertivano a torturare gli innocenti. Ciò che facevano ai bambini per divertirsi è di una crudeltà inaudita… è troppo difficile raccontarlo e leggere non è stato indolore. Lo scopo dello Stato nazismo era annullare gli ebrei, renderli invisibili, annientarli nella psiche e poi nel corpo dove non c’era più spazio nemmeno per piangere rinchiusi nella propria anima…
Erano dei folli, psicopatici, criminali che operavano liberamente e che mettevano in atto i deliri della loro mente malata, la loro cattiveria non aveva limiti e li divertiva fare del male gratuitamente ai prigionieri… non erano uomini, non si possono definire tali, erano bestie della peggior specie.
Eppure i prigionieri, a differenza dei loro carnefici, hanno saputo restare umani e coltivare la speranza…
Da leggere, da conoscere, da tenere tra le testimonianze più preziose di un passato doloroso che potrebbe riaffacciarci se non prestiamo attenzione.
Consigliato a stomaci forti e sconsigliato a persone altamente sensibili.
Questo libro mi ha sconvolto.
Roberta Salis
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