Moshi moshi

Autrice: Banana Yoshimoto

Traduttrice: Gala Maria Follaco

Edito da Feltrinelli

Pubblicato nel gennaio del 2014

Pag. 206

 

 

DESCRIZIONE DEL LIBRO

Dopo aver perso il padre in quello che ha tutta l’aria di essere stato un doppio suicidio d’amore, Yoshie si trasferisce dalla sua casa di Meguro a un minuscolo e vecchio appartamento a Shimokitazawa, un quartiere di Tokyo famoso per le sue stradine chiuse al traffico, i ristoranti, i negozietti, nonché meta degli alternativi della capitale. Qui Yoshie spera, aiutata dall’atmosfera vivace, di superare il dolore e dare una nuova direzione alla sua vita. Un giorno, però, sua madre le si presenta a casa all’improvviso con una borsa Birkin di Hermès e qualche sacchetto. Inizia così una bizzarra convivenza che unisce le due donne lungo il percorso di elaborazione del lutto che le ha colpite, le pone di fronte a verità inaspettate, le aiuta a scorgere fiochi lumi di speranza nel buio di una quotidianità ferita. “Moshi moshi” “pronto” al telefono – è il racconto di una rinascita, la favola delicata e struggente della vita di un quartiere, la storia di una madre, di una figlia, di un grande dolore e di qualche piccola felicità inattesa. La delicata testimonianza dell’elaborazione del lutto da parte di una figlia e di una madre.

 

 

RECENSIONE

Carissimǝ Amanti dei libri,

per la challenge da me ideata per smaltire libri #leviamolapolveredailibri ho letto “Moshi moshi” di Banana Yoshimoto. Moshi moshi è il secondo libro che leggo di questa autrice, ho apprezzato molto la leggerezza e la delicatezza con cui affronta temi difficili come il lutto, il dolore, la rinascita. Lei lo fa come se fosse la cosa più naturale del mondo!

La bellezza dell’introspezione attraversa queste pagine con una naturalezza che disarma. Le parole sono sempre semplici, dolci e delicate anche quando deve raccontare qualcosa che sconvolge come la morte e il dolore che ne consegue.

Il romanzo ambientato a Tokyo inizia con il trasferimento della giovane Yocchan dalla casa dei genitori situata a Meguro in un nuovo appartamento a Shimokitazawa non molto distante da dove lavora. Questo cambiamento avviene in seguito ad un avvenimento inaspettato e doloroso: la morte del padre. Non una morte qualunque ma un suicidio insieme con la sua amante. Per mantenersi lavora come cameriera in un locale di cucina francese.

Ovviamente, la morte del padre è un fulmine a ciel sereno, un evento totalmente inaspettato, un pugno nello stomaco perché né lei né sua madre sospettavano nulla e figuriamoci venire a conoscenza di un’amante!

Lo shock è forte ma è inevitabile dover affrontare questo dolore, il lutto, l’abbandono e il tradimento… tutti insieme, tutti in una volta.

Madre e figlia affrontano questa nuova fase della vita in modo diverso.

La madre si sente tradita, umiliata dall’uomo che ha amato e per il quale non ha mai avuto nessun sospetto, è un duro colpo perdere chi si ama e chi si considera un sostegno nella quotidianità ma è molto peggio scoprire che ha una seconda vita. La madre non ce la fa, non può più restare in quella casa piena di ricordi e decide di bussare alla porta della figlia per chiederle di potersi trasferire con lei nel mini appartamento… è un modo per provare a ricominciare senza sentirsi sola, è il bisogno di scappare dalla solitudine della casa di Meguro.

…Anche perché le sembra di vedere in casa il fantasma del marito!

Yocchan a sua volta è sconvolta per la morte del padre e si sente impotente davanti ad una scelta così tragica, perché non si è accorta delle intenzioni del padre?

 

Le due donne vivendo insieme cercano di ritrovare l’equilibrio e un nuovo senso per le loro vite. Quando si cade a pezzi dopo un grande dolore occorre raccoglierli e tentare di ricominciare e ciascuna lo farà a modo suo, come è capace. Il loro rapporto però è l’unica cosa su cui posso aggrapparsi e che dà loro sicurezza per andare avanti.

La madre si distrae facendo la conoscenza del nuovo quartiere, Shimokitazawa, e delle persone che vi ruotano attorno, mentre la giovane Yocchan conosce Aratani che rivelerà parecchi dettagli della morte del padre. Tra loro sembra fiorire l’amore ma non è facile per Yoshie lasciarsi andare, il dolore e il dubbio la frenano, è ancora immersa nel dolore.

Il suo dolore è forte e gli incubi la accompagnano.

Suo padre era un musicista, un uomo abituato a viaggiare e chissà quante donne incontrava, ma non avrebbe mai pensato che lui potesse avere un’amante che per giunta era anche una sua parente.

Ma è tutto inutile, pensarci non cambia le cose, non c’è nulla da fare per riportarlo in vita e capire quali siano stati gli ultimi pensieri del padre, se prima di suici.darsi abbia pensato di chiamare la figlia almeno un’ultima volta…

Il dolore della perdita è come una telefonata che non arriverà mai più, come quando si fa un numero di telefono bene sapendo che nessuno potrà più risponderci con il suo “Moshi moshi?”.

Le pagine di “Moshi moshi” scorrono velocemente e non c’è nessuna pesantezza negli argomenti che tratta, anzi, si finisce il libro arricchiti di una serenità fuori dal comune… perché Banana Yoshimoto riesce sempre a trasformare il dolore e il lutto dei protagonisti in un’occasione di rinascita.

Pagina dopo pagine ci si sente un po’ rinascere dopo aver sperimentato l’angoscia dei protagonisti, è come se tornassimo a sbocciare con loro!

Sentimenti, emozioni, riflessioni.

Non posso che consigliarvene la lettura!

Roberta Salis

 

 

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