Carissimi Amanti dei libri,
vi presento il nuovo volume della #emseitalia dedicato al narcotrafficante più famoso della storia: il colombiano, Pablo Escobar, conosciuto anche come “El Patrón”…
Figlio di un agricoltore e di un’insegnante, non si può dire che abbia avuto un’infanzia segnata da traumi, scelse di non studiare e di dedicarsi sin da adolescente ad attività illecite. Il delirio di grandezza faceva parte di lui sin dall’adolescenza anche se nessuno vedeva in lui qualità tali da realizzare le sue ambizioni. Una qualità, però, lo contraddistingueva dai suoi amici: sapeva farsi rispettare. La sua prima attività criminale fu quella di rivendere prove d’esame rubate, poi, insieme al fedele cugino, Gustavo Gaviria, passò al furto delle lapidi che cancellavano per poi poterle reinciderle… fino ad arrivare alle prime rapine che fruttò loro un gruzzolo consistente. Facevano sul serio.
Nel 1974 venne arrestato e nel carcere di La Ladera a Medellín fece un incontro che gli cambiò la vita: Alberto Prieto, un potente boss del contrabbando colombiano detto anche “Padrino”. Prieto era potente, riusciva a muovere tonellate di qualunque cosa per distribuirlo in Colombia: sigarette, whisky… Aveva tanti soldi e comprava il potere di chiunque!
Pablo Escobar nella permanenza in prigione cercò di imparare ogni segreto dal Padrino che gli diede la sua benedizione per entrare nel mondo del contrabbando…fu così che collaborando con il Padrino, riuscì a scoprire la sua missione: il business della droga.
La droga era un’opportunità per guadagnare ampiamente e velocemente.
Abbandonò dunque il Padrino e con suo cugino, Gustavo, decise di mettersi in proprio e di essere il capo di se stesso.
Inizio a contrabbandare droga e a corrompere i poliziotti… ma non tutti restavano incantati dai suoi soldi e nel 1976 finì di nuovo in carcere, questa volta con suo cugino. Nel carcere di Bellavista, la sua foto segnaletica mostrava già un omo prepotente, immorale e arrogante.
Viveva in una dimora di lusso con sua moglie, Victoria, e i suoi due figli, Juan Pablo e Manuela. Marito e padre premuroso, innamorato follemente della sua famiglia ma allo stesso tempo irascibile e crudele con coloro che lo tradivano o gli mettevano i bastoni tra le ruote nelle sue attività illegali.
Con le entrate dei suoi traffici di droga, comprò un’enorme proprietà composta da terreni, foreste e acque dolci dove costruì la Hacienda Nápoles e uno zoo immenso con animali come canguri, rinoceronti, giraffe che amava contemplare per ritrovare la pace.
Venne soprannominato “Re della Cocaina”, con il suo Cartello di Medellín arriva a controllare la maggior parte delle sostanze stupefacenti in arrivo dalla Spagna, dal Messico e dagli Stati Uniti. La sua cocaina arriva anche in Europa attraverso la Spagna.
Come? Aveva decine di aerei che portavano ovunque la droga.
Sognava di diventare presidente della Colombia per questo tentò anche la carriera politica. Viene eletto deputato ed è disposto ad uccidere coloro che non vogliono collaborare con lui. Utilizza la corruzione per far strada e non disdegna l’intimidazione come mezzo per fare carriera.
Il suo modus operandi è soldi o piombo: questa è la strategia che usa per corrompere chi lo ostacola e che se non accetta i soldi viene ucciso!
Violento, spregiudicato, crudele ma molto amato dal popolo, dai poveri, per i quali compie numerose opere di beneficenza… era un filantropo? Assolutamente no! Ogni sua mossa era finalizzata ad accrescere e consolidare il suo potere e la sua fama che ormai non aveva confini.
Viene considerato il Robin Hood sudamericano: sponsorizza squadre di calcio, costruisce case e ospedali elargisce soldi, stadi… tutto per se stesso, per diffondere la propria immagine e per essere onorato, temuto e rispettato.
Se da un lato sembrava praticare il bene, dall’altro fu autore di stragi di ogni tipo, di civili e militari, con un numero di vittime incalcolabili e suon di pallottole e bombe.
Il suo scopo era di evitare l’estradizione.
Infatti nel 1991, si consegna spontaneamente alle autorità e si fa rinchiudere nel carcere che lui stesso si è costruito: è un patto con il governo colombiano nel quale lui si consegna chiudendosi in prigione per 5 anni e in cambio non viene estradato. Naturalmente, la sua prigione e una sorta di resort con tutti i comfort: piscina, campo da calcio e chi più ne ha più ne metta…
Ci sarebbe tanto da dire su Escobar, personaggio contradditorio, assurdo, con manie di grandezza che difficilmente si riscontrano tra gli uomini… amato e odiato, innamorato della famiglia e assassino di tanti padri di famiglia, determinato ma con i suoi punti deboli che gli faranno trovare la morte nel dicembre del 1993.
Era un terrorista, una persona che ha creato attorno a sé il mito che ancora oggi è celebre in Colombia e nel mondo… Una contraddizione che fa riflettere: amava la moglie ma stuprava le ragazzine ancora vergini e spesso le ammazzava, era innamorato della famiglia ma uccideva senza pietà chiunque si opponesse a lui o lo tradiva. Era una di quelle persone reso cieco dal potere, dai soldi, dalla fama e convinto di poter comprare con i suoi soldi sporchi di sangue e di morte, tutto e tutti!
Non conoscevo la storia di Pablo Escobar così dettagliatamente, è stata una bella scoperta, un approfondimento che ho apprezzato per i miei studi e per le mie conoscenze personali. Ottimo come sempre il profilo psicologico stilato dal criminologo Vincente Garrido!
Naturalmente lo consiglio agli amati del genere #crime dei #thriller e di coloro che apprezzano la #criminologia e le #crimestories
Per ulteriori approfondimenti si può andare sul sito www.ivoltidelmale.it
Roberta Salis
Lascia un commento