Rumkowski e gli orfani di Lodz

Autrice: Lucille Eichengreen

Traduttore: Fabio Viola

Edito da Marsilio Editori

Pubblicato nel 2014

Pag. 128

DESCRIZIONE DEL LIBRO

Lucille Eichengreen ha vissuto all’interno della più longeva tra le comunità ebraiche intrappolate nell’Europa nazista, quella del ghetto di Lodz, il secondo della Polonia dopo Varsavia, dominato dalla controversa figura di Chaim Rumkowski, rievocata anche da Primo Levi ne I sommersi e i salvati. Ex direttore dell’orfanotrofio, nominato poi Ebreo Anziano dai nazisti, Rumkowki fu per alcuni un eroe capace di guidare con determinazione la sua comunità nel peggiore dei momenti. Ma la testimonianza di questo straziante memoir, unita alle storie di molti altri, ci fornisce dettagli essenziali per capire come nella cruda realtà quotidiana dei bambini di Lodz quest’uomo fosse tutt’altro che un eroe. Dopo più di cinquant’anni, Lucille Eichengreen trova il coraggio di raccontare i crimini commessi da un ebreo verso altri ebrei, la propria umiliazione e gli orrori dei quali fu vittima, svelando come Chaim Rumkowski tradì il proprio ruolo di Anziano di Lodz attraverso la collaborazione con il nemico, la corruzione, e l’abuso dei propri bambini.

RECENSIONE

Carissimi Amanti dei libri,

ci sono storie che non si vorrebbe mai sentire o leggere, che feriscono l’immaginazione e lasciano senza parole… Ingiustizie difficili da raccontare e che si vorrebbe dimenticare e/o consegnare all’oblio, ma no! Il male non deve ripetersi ed è necessario portare alla luce anche ciò che si vorrebbe tacere, ben sapendo che solo comunicando l’oscurità si dissolve e, chissà, forse certi orrori non li sentiremo narrare mai più…

Sì, perché la mancanza di compassione e l’abuso di potere nei confronti di chi è privo di forze e della possibilità di disubbidire è aberrante, ingiusto, disumano e no, non si dovrebbe tollerare o lasciar passare. Mai!

Oggi vi presento un libro breve, intenso, una storia vera e struggente: “Rumkowski e gli orfani di Lodz” scritto da Lucille Eingreen una donna coraggiosa sopravvissuta alla vita nei ghetti e nei campi di concentramento.

Una testimonianza preziosa, dolorosa e sconvolgente.

Nel 1941 fu costretta a lasciare Amburgo e spedita come un pacco in Polonia, a Lodz, nel ghetto dove la sua vita da subito fu segnata dalla disperazione e dalla paura. In quel ghetto regnava solo povertà e confusione.

La fame era una costante. La distribuzione dei pasti a chi era in possesso della tessera per le razioni alimentari era sporadica e il cibo mai sufficiente. La fame riduceva chiunque al silenzio, non si aveva la forza di dire nulla e guardando gli altri si capiva che vivevano la stessa dolorosa situazione. Non c’era modo di acquistare il cibo. Lodz era un’area povera e isolata.

Mancava tutto. C’era chi per andare in bagno doveva fare tre rampe di scale nel palazzo super affollato dove era stato destinato. Per poter pagare i servizi o i beni necessari spesso si barattava: una borsa in cambio di un tozzo di pane secco, ago e filo in cambio di qualunque cosa potesse essere utile e magari scambiata per acquisire un altro bene.

Anche trovare lavoro era quasi impossibile.

E chi aveva la forza di lavorare senza potersi nutrire a sufficienza? Era un’impresa impossibile, o quasi. Spesso però, avere il lavoro significava poter avere un po’ di zuppa in più!

Negli anni dal 1940 al 1944 nel ghetto di Lodz Chaim Rumkowski era stato nominato “Anziano” del ghetto dai tedeschi e aveva la funzione di fare in modo che i loro ordini venissero eseguiti dagli ebrei. No, non era amico del suo popolo…

Viene ricordato come una figura controversa di cui molti avevano timore. Era imprevedibile, irascibile e vendicativo.

Le voci che giravano su di lui lo descrivevano come una persona opportunista, sgradevole ma che era particolarmente presente e generoso con gli orfanotrofi. Come mai? Lascio alla vostra immaginazione perché amasse tanto i bambini, forse più le bambine.

Non tutti i bambini restarono in silenzio, nessuno di loro voleva fare “quelle cose brutte”, ma nessuno degli adulti consapevoli poteva opporsi a quell’essere spregevole nonostante vedessero il comportamento dei bambini cambiare dopo ogni incontro a porte chiuse con lui.

Nessuno nel ghetto avrebbe mai provato ad affrontare Rumkowski od osato chiedere conto di quelle voci sui bambini. Ciascuno temeva per la propria vita e per quella dei propri familiari!

Anche l’autrice fu vittima delle molestie dell’Anziano.

La collaborazione di Rumkowski con i tedeschi era stretta e non batté ciglio nemmeno quando questi gli chiesero di deportare tutti i bambini dai due mesi ai dieci anni… Lui chiese agli ebrei comprensione e li invitò a consegnargli i figli se non volevano essere loro stessi deportati. Ovviamente il suo discorso non fu accolto minimamente ma nessuno osò rifiutare di eseguire gli ordini.

Un frammento di Storia doloroso.

Fa male venire a sapere che chi avrebbe potuto difendere e aiutare il proprio popolo, in realtà, approfittava della sua debolezza e dell’impossibilità a disobbedire. Ogni atto di disobbedienza veniva condannato alla deportazione e alla morte certa.

Doloroso, sconcertante, difficile da digerire.

Sono contenta di avere letto questa testimonianza. Non avrei mai immaginato che la natura umana potesse arrivare ad un livello morale così basso… ma, come negli anni ’40 la storia continua… e mi addolora che l’umanità non se ne accorga!

Roberta Salis

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