Autore: Piero Terracina
Postfazione: Lisa Ginzburg
Edito da Ponte alle Grazie
Pubblicato nel gennaio 2021
Pag.112 p
DESCRIZIONE DEL LIBRO
Dalla razzia del Ghetto di Roma nell’ottobre 1943, al campo di prigionia di Fossoli, sino al campo di concentramento di Auschwitz-Birkenau, Piero Terracina ha conosciuto in prima persona le tappe più crudeli e sconvolgenti della persecuzione nazista. Si è salvato dai campi di sterminio, è tornato a casa, ha trovato lavoro come dirigente d’azienda e ha ripreso a vivere: ma con marchiata nell’anima una ferita incancellabile quanto il numero impressogli sul braccio dagli aguzzini. Molti anni dopo, a seguito del suicidio di Primo Levi, per Terracina si risveglia l’imperativo a raccontare. Nonostante tutto il dolore che comporta, l’obbligo da quel momento è quello di dare voce e condividere la propria testimonianza, portandola nelle scuole, nelle occasioni pubbliche, in un mondo ancora sordo a tutto l’orrore che è stato. Quello da Piero Terracina confidato all’intervistatrice Lisa Ginzburg è un racconto pacato e commovente, lucido ma ancora memore della totale vulnerabilità e dello sgomento di fronte all’abominio della violenza nazista. La deportazione, gli strazianti commiati dai propri cari, la vita concentrazionaria: Terracina non risparmia a sé stesso una ricognizione della memoria di sconvolgente portata. La sua voce è quella di un testimone d’eccezione della pagina più buia del Ventesimo secolo. La sua storia è quella di chi torna alla vita ma senza dimenticare, perché dimenticare è morire, e non rendere omaggio alla memoria è una sovversione del tempo. Chi è sopravvissuto lo sa.
RECENSIONE
Carissima Amanti dei libri…
Non mi stancherò mai di leggere la storia dei testimoni della Shoah e di custodire nel cuore le loro storie. Oggi, vi parlo di “Pensate sempre che siete uomini” di Piero Terracina, libro accompagnato dalla postfazione di Lisa Ginzburg. Piero era il più piccolo dei suoi fratelli, già prima della promulgazione delle leggi razziali, ricorda che era già in atto una campagna portata avanti dalla stampa contro gli ebrei.
Con le leggi razziali del 1938, venne espulso dalla scuola. Un giorno, durante l’appello, non venne chiamato il suo nome ma alla fine, si senti dire dalla sua maestra: <<Terracina, devi uscire, perché tu sei ebreo e non puoi stare con gli altri bambini>>. Per tanto tempo non riuscì a capire il perché dell’espulsione. Si chiese spesso cosa avrebbe potuto fare nella vita se non avesse studiato…
A 15 anni, la sera di Pasqua, venne arrestato insieme al padre e ai fratelli da alcuni uomini della Gestapo e venne portato nel carcere Regina Coeli, era sconvolto dall’ingiustizia subita. Le parole del padre in quel momento di sofferenza non le ha mai più dimenticate: <<Ragazzi, possono succedere le cose più terribili. Mi raccomando una cosa sola: pensate sempre che siete uomini>>. Dal carcere fu trasferito a Fossoli, un campo di concentramento allestito da italiani dove imparò subito come si muore… senza un motivo logico, solo per non essersi tolti il cappello davanti ad un soldato.
Da Fossoli fu trasferito ad Auschwitz – Birkenau in un carro bestiame insieme ad oltre 60 persone: anziani, malati, bambini. Quasi impazzi per la sete. Il 24 maggio arrivò ad Auschwitz insieme a tutta la sua famiglia. Nella prima selezione, all’entrata del campo di concentramento, perse la madre.
Gli fu tatuato nel braccio il numero A-5506 e dovette imparare subito a dirlo in tedesco. Il rischio nel non riconoscere il proprio numero potevano essere 25 bastonate o la morte. Durante la permanenza nel campo di concentramento passò 8 selezioni!
Il suo rientro a casa durò 10 mesi… pesava 38 chili e aveva 17 anni! Nessuno della sua famiglia sopravvisse al campo di Auschwitz. La possibilità di lavorare, dopo un mese dal suo rientro fu per Terracina, una benedizione che gli permise di mantenersi.
Per moltissimi anni, non raccontò a nessuno ciò che aveva vissuto nel campo di sterminio ma ad un certo punto, non poteva più tacere perché il suo passato continuava ad esistere dentro di lui. Da quando ha iniziato a raccontare la sua esperienza è stato inviato in giro per tutta l’Italia e a parlato soprattutto ai giovani… Giovani che comprendono e l’importanza di conoscere la storia e di preservare la libertà personale e degli altri. I superstiti della Shoah, ormai sono rimasti in pochi, per questo per Terracina è necessario lasciare la memoria al futuro e al futuro la memoria.
Nella postfazione di Lisa Ginzburg troviamo che l’intervista a Terracina risale al 2000, prima dell’istituzione del Giorno della Memoria.
Roberta Salis
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