Carissimi Amanti dei libri,
come sapete, con la #emseitalia ogni settimana voliamo in un Paese diverso e oggi andiamo in Portogallo per conoscere il volto del male di Diogo Alves… ovvero “l’assassino dell’acquedotto” che occupò la scena portoghese nel 1800.
Diogo era un personaggio particolare, era di origine spagnola ma sin da giovanissimo andò a lavorare in Portogallo, a Lisbona, prestando servizio per alcuni signori aristocratici… spesso i suoi servizi erano saltuari e non gli garantivano lo stile di vita che sognava. Era un tipo violento, che non controllava la sua rabbia… A 26 anni iniziò la sua avventura nel mondo del crimine che inizialmente ebbero come scenario l’acquedotto della città.
Diogo studiava le abitudini delle sue vittime, le aspettava e dopo averle derubate le gettava nell’acquedotto, senza nessun senso di colpa!
La polizia si stupì di questi suicidi che continuamente avvenivano… si calcola che morirono circa 70 persone ma egli, per questi omicidi non fu mai incriminato. L’acquedotto, per evitare altre morti, fu chiuso e Diogo non poté fare altro che cercare altri luoghi dove delinquere!
Divenne un abile rapinatore… insieme ad alcuni compagni fidati ma ebbero una vita criminale breve perché furono scoperti dato che oltre che rubare uccisero varie persone!
Pensate che si pentì di ciò che aveva fatto? Assolutamente no.
Così, nel 1841, fu condannato a morte e impiccato… eh sì, a quel tempo in Portogallo esistevano le condanne a morte, lo sapevi?
Una curiosità è che la sua testa è conservata in una teca di vetro piena di formalina ed è visibile nella facoltà di medicina di Lisbona… questo perché nel periodo in cui visse Diogo Alves era in voga una disciplina scientifica chiamata: frenologia.
La frenologia si occupava di studiare la conformazione dei crani umani per scoprire se le deformazioni determinassero l’essere criminale di un individuo, era un modo per studiarne la psiche! Naturalmente, oggi la frenologia non è considerata un metodo scientifico…
Che dire di Diogo Alves? Non lo conoscevo ma l’ho trovato piuttosto inquietante. Era un violento sin da piccolo quando si divertiva a torturare gli animali… e questo l’aspetto che più mi fa pensare perché si dice sempre che l’infanzia sia l’età dell’innocenza, ma forse dovremmo ricrederci e non solo pensando al vissuto di Alves ma in generale ai tanti animi incontrati nella collana “I volti del male” che ci hanno mostrato come certi personaggi erano “piccoli mostri” sin da piccoli…
Mi chiedo se si possa correggere questi animi così ancora malleabili e portarli sulla strada del bene… chissà se qualcuno nella vita di questi personaggi ci abbia provato!
Forse no.
Roberta Salis
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