Autrice: Annie Ernaux
Traduttore: Lorenzo Flabbi
Edito da: L’orma
Pubblicato nel 2018
Pag. 99
DESCRIZIONE DEL LIBRO
Pochi giorni dopo la morte della madre, Annie Ernaux traccia su un foglio la frase che diventerà l’incipit di questo libro. Le vicende personali emergono allora dalla memoria incandescente del lutto e si fanno ritratto esemplare di una donna del Novecento. La miseria contadina, il lavoro da operaia, il riscatto come piccola commerciante, lo sprofondare nel buio della malattia, e tutt’attorno la talvolta incomprensibile evoluzione del mondo, degli orizzonti, dei desideri. Scritte nella lingua «più neutra possibile» eppure sostanziate dalle mille sfumature di un lessico personale, famigliare e sociale, queste pagine implacabili si collocano nella luminosa intersezione tra Storia e affetto, indagano con un secco dolore – che sconvolge più di un pianto a dirotto – le contraddizioni e l’opacità dei sentimenti per restituire in maniera universale l’irripetibile realtà di un percorso di vita.
RECENSIONE
Carissimi Amanti dei libri,
vi presento il primo libro che leggo di Annie Ernaux, “Una donna”…
Non mi aspettavo di trovare un libro con una vicenda così intima, personale, dolorosa, umana.
Sì, perché questa è una storia vera. La storia di una perdita dolorosa.
Vi sembrerà di sentire distacco nelle parole, freddo nella narrazione, mancanza di empatia.
Quanto è difficile veicolare il dolore attraverso le parole…
Sì, in questo libro l’autrice affronta il lutto e lo fa riportando alla memoria i ricordi che non vuole lasciare che si disperdano nel nulla.
Il libro inizia con una frase lapidaria da parte dell’autrice, la madre è morta nella casa di riposo dell’ospedale dove due anni prima l’aveva portata.
Forse è un modo diverso di iniziare a raccontare, parte dalla fine per poi iniziare a narrare la vita della madre.
Il dolore del lutto attanaglia la sua quotidianità al risveglio, nelle faccende domestiche, nella lettura con l’improvvisa consapevolezza che ogni tanto l’assaliva che non l’avrebbe mai più trovata in nessuna parte del mondo. Non avrebbe più goduto della primavera.
La madre è morta. Forse scriverlo le regala una nuova consapevolezza a cui far aderire il cuore dolorosamente.
La madre era l’unica donna che per la scrittrice contasse davvero nella vita, anche se da due anni soffriva di demenza. Ne ricostruisce la storia.
Era la quarta di sei figli, nata a Yvetot, su un altopiano tra Rouen e Le Havre, nel 1906. Era povera, aveva sempre fame, i vestiti passavano da una sorella all’altra, era una bambina di campagna che andava scuola e sapeva fare i lavori che facevano anche i ragazzi come tagliare la legna o ammazzare un pollo.
Poteva saltare le lezioni a scuola ma non la messa, conosceva più le preghiere del catechismo che gli altri insegnamenti.
Racconta di come la madre e il padre si sono conosciuti, di come la madre, molto corteggiata, abbia scelto il suo sposo. Nel 1928 si sono sposati. Nel 1940 nasce lei, l’autrice del libro: Annie Ernaux.
Scrivere della madre è un modo per, a sua volta, rimetterla al mondo…
Scrive come se vivesse in un tempo e in un luogo in cui è ancora viva…
Scrive di quando la madre aveva un posto nel mondo fino a quando il morbo di Alzheimer ha cambiato la sua vita.
La malattia ha cancellato, piano piano, ciò che sapeva fare, i nomi, i volti di chi amava…
Una storia vera.
Una storia che non lascia indifferenti.
La malattia, il lutto, il ricordo… fanno parte della vita, ma quanto è difficile integrarli nel nostro vissuto.
Una lettura che fa vibrare le corde del cuore.
Parole da leggere in silenzio, che rischiano di portare alla luce dolori sopiti e forse mai guariti.
Parole scritte con quel distacco umano che maschera il vero sentire di chi soffre per la perdita di chi ama.
Commovente, difficile non ritrovarsi nelle parole della scrittrice e nella sua esperienza umana…
Roberta Salis
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